Pasquetta a Villa Fogliano.
E giovani che amoreggiano senza aspettare le ore più protettive della sera.
La strada di ghiaia ci guida fino al Villaggio dei Pescatori immerso in questa propaggine settentrionale del Parco Nazionale di Sabaudia. L’aria è frizzante sia per l’ora sia per la vicinanza del mare che si allunga lucente sull’altra riva del lago, oltre la duna quaternaria, riempendoci le narici di aria salmastra.
A quest’ora della mattinata a Fogliano ci sono già più persone che bufali, non soltanto gente uscita dalle case di Zaccheopoli, il nuovo quartiere littorio sorto nei tempi di una fungaia dietro la chiesa di S.Maria Goretti lungo Corso San Carlo da Sezze, anche da Roma. In realtà, però, intorno a noi si coglie di più quella cadenza popolare partenopea sopraggiunta in capoluogo al seguito dell’ex Banco di Napoli, del Mercato non più americano ma napoletano, di Latina-Ambiente, dei negozi. Quasi un raduno. Accorrono tutti alla ricerca dei cantucci migliori tra il verde del Parco dove consumare poi, in quella santa pace che non potrà esserci oggi, il tradizionale pic-nic. Non si dovrebbe poter accendere fuochi per i barbecue, ma non si sa mai, così la Forestale vigila.
Intanto si passeggia, si cammina, si gioca a pallone, si chiacchiera. Alcuni, in fila, hanno appena intrapreso la via della visita guidata all’orto botanico, costo 5 €.
Coppie di giovani amoreggiano già senza aspettare le ore più protettive della sera, altri che scazzano giocando a pallone e sfiorando con dei terribili fendenti le teste dei tremanti e bofonchianti vecchietti che passano. Molti bambini si sono fermati con i genitori verso la Villetta inglese dove lo spazio è più aperto e sul grande prato ben raso si può giocare a pallone inoffensivamente, con più libertà. Non mi sembra tanto, questa, una festa della natura ma un giorno in cui le si fa la festa. Vedremo meglio questa sera, al termine della rituale scampagnata fuori porta pontina per il ritorno della primavera, se quel richiesto un po’ più di rispetto per gli altri e per il sito naturalistico, non si tradurrà in un tappeto di rifiuti, di buste di plastica più o meno insidiosamente abbandonate malcelandole tra gli arbusti del Parco Nazionale. Sergio Andreatta