20th Apr, 2008

All’Oasi di Ninfa, porziuncola di Eden

In occasione dell’apertura primaverile dei Giardini ripropongo un mio articolo già pubblicato su telefree.it .

 
Luglio 2006, Decreto del Presidente della Giunta Regionale del Lazio.
 
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Oasi di Ninfa (Cisterna di Latina)


Maggiori rispetti ambientali e considerazioni finanziarie a supporto del progetto di tutela della “Pompei del ‘600” e del suo prezioso castone verde. A breve l’apertura di un museo-laboratorio di 100 Ha.

 

 

Oasi di Ninfa, porziuncola di Eden

 L’oasi di Ninfa, in comune di Cisterna di Latina, è diventata ufficialmente “monumento naturale”.
Non già che non lo fosse in sè e per sè, nella considerazione botanica internazionale da tempo, ma le mancava la condizione di status.
Il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato nel 2006 il Decreto, con il relativo Regolamento, di “monumento naturale giardino di Ninfa”, accogliendo la proposta formulata dalla stessa Fondazione “Roffredo Caetani” cui pure la pregiata area è stata affidata in gestione.
Il “Regolamento regionale” viene a tutelare l’Oasi e il suo microclima, il fiume da cui prende il nome, la vegetazione ad esso collegata, il “Giardino segreto” di fama internazionale per le molte varietà botaniche (1.300) introdotte nel tempo dai Caetani a partire dal novecento, lo specchio lacustre costituito dalla risorgiva delle acque che danno origine al fiume Ninfa e così, pure, i 100 ettari di un’area contigua, “Ninfa 2” che con l’aiuto finanziario della Regione Lazio si trasformeranno in un grande museo-laboratorio per raccontare e far vedere a tutti e, soprattutto, alle scolaresche italiane che sopraggiungeranno numerose l’ambiente pontino prima della bonifica. Particolarmente soddisfatto Lauro Marchetti, anima e direttore dell’oasi protetta gestita dalla Fondazione Caetani con il Fondo mondiale per la natura, ma anche il WWF, la LIPU e gli ambientalisti in genere, non soltanto quelli pontini, e tutti quelli che, senza una particolare professione di fede politica, hanno però sinceramente a cuore la protezione e la conservazione per i posteri di questo straordinario francobollo verde di paradiso.
Soddisfazione anche tra i politici locali tra cui il consigliere regionale dei DS Domenico Di Resta che si è attivato per il risultato e che commenta:“Sono molto soddisfatto di questo provvedimento, importante per lo sviluppo turistico ambientale di tutta la nostra Provincia di Latina”.
Naturalmente appagati anche i Verdi che sentono e vedono “Roma e il Lazio da oggi ancora più… verdi”. Ma tutti, indipendentemente dal distintivo oggi lo sono.
Sostanzialmente per noi abituati dalla immaginifica propaganda berlusconiana alla visione  televisiva dei grandi interventi infrastrutturali, da alcuni temuti e prospettati come particolarmente invasivi per l’ambiente, potrebbe sembrare che cambi poco o nulla.
Quello che era è, ma non è così.
In realtà si è utilmente provveduto a definire e a proteggere più fortemente questa pregiata porziuncola di territorio pontino che tutto il mondo ci invidia e che va trattata e fruita con ogni cura aspirando a consegnarla, questo che è un patrimonio dell’umanità, intatta ai nostri figli e ai posteri. Ma anche al godimento di chi, venendo da lontano, non sperava di poter trovare qui una simile meraviglia.
Al centro di 1852 ettari, dal 1976 “Oasi di protezione Naturale“, pulsa il romantico giardino all’inglese, l’isola avifaunistica  di Ninfa frequentata tra marzo e aprile da aironi e folaghe e poi da falchi pellegrini e rigogoli africani. Le rovine della città medievale abbandonata, dove si tenne anche un conclave per l’elezione di un papa, si specchiano in un laghetto formato da una delle numerose sorgenti carsiche allineate al piede occidentale dei Lepini.
Il primo impianto del giardino fu nel 1620 ad opera del duca Francesco Caetani, Horti Cajetanorum, e vi si accedeva attraverso l’artistico portale di Francesco da Volterra.
Ma è solo nel 1922 per volontà di Gelasio Caetani che da un cumulo di ruderi desolati e sovrastati da una fitta vegetazione risorse il fiorente borgo medievale di Ninfa e nacque lo splendido giardino all’inglese famoso in tutto il mondo. Con oltre un migliaio di piante (1.300 quelle catalogate), oggi, la natura si manifesta con un’incantevole bellezza, per il suo vigore e per i delicati accostamenti dettati dall’amore e dal buon gusto dei Caetani. Un’immersione totale nei cromatismi più cangianti a seconda delle fioriture e del calendario di visita. A metà aprile si rimane sempre colpiti dagli arcobaleni di rose, un vero trionfo, dai gelsomini giganteschi, dagli iris, dagli alberi in fiore.
Grazie alla loro passione, unita al microclima ed alla tornata ricchezza delle acque di sorgente (mai così in piena il fiume come in questo 2008 per le abbondanti piogge primaverili), nei giardini di Ninfa si possono ammirare rigogliose specie botaniche provenienti da ogni parte del mondo, migliaia di sfumature che vanno dal verde acceso del pino montezuma del Mexico all’allegria sfolgorante delle magnolie giapponesi, all’albero dei tulipani arancione, al rosso tenue della rarissima Parrotia persica che proviene dall’Iran.
Ma la vegetazione, ora più nuova e splendente, qui è florida e verde tutto l’anno, proprio come nel disegno di Lelia Caetani che studiò la natura e la riprodusse nel più rigoroso rispetto del luogo. Il giardino è la manifestazione dell’anima romantica e sensibile di Donna Lelia, continua a rispecchiarla. E’ un felice connubio tra monumento e natura dove l’architettura dell’uomo, pur presente e costante, risulta ormai discreta nelle sue pietre antiche, impercettibile.
In quanto al suggestivo nome, esso deriverebbe da un tempietto dedicato alle ninfe che in età classica sorgeva dove ora si stende il laghetto fra ruderi e ponti romani. Oggi le ninfee vi galleggiano sul pelo in magnificente bellezza.
Con l’abbandono della manutenzione delle strade e delle opere idrauliche dopo il crollo di Roma l’Appia venne invasa dalla palude e l’antica via consolare o pedemontana diventò l’unica strada praticabile per il sud Italia.
Di conseguenza il piccolo centro abitato di Ninfa, posto su una strettoia della via ove chi transitava doveva pagare un dazio, crebbe di importanza tanto che Papa Zaccaria, nel 743 d.C., si fece donare dall’imperatore Costantino V Copronimo questo possedimento con il quale, insieme ad altre ‘masse’ (aree agricole) costituirà il nucleo della Chiesa nel sud del Lazio.
Insieme con il castello di Sermoneta un baluardo, per la sua posizione strategica, contro il pericolo saraceno del IX secolo e contro gli attacchi di altri numerosi nemici.

(Per prenotazioni, che vi risparmiano una lunga fila, telefonare al n. 0773.484993. Costo del biglietto 8 €.).

di: Sergio Andreatta

http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=30865

Commenti

Un bellissimo posto, aspetto di poterlo visitare a giugno.

Sì, una delle tante bellissime finestre con vista di questa nostra stupenda Provincia di Latina. Una sorpresa per chi viene dall’estero. Penso a Sermoneta, Bassiano, Torre Astura (al confine con Roma), Sabaudia, Circeo, Terracina, Sperlonga, Gaeta, Formia, alle Isole Ponziane… ed altre tante località che non ho dimenticato. Per lei che viene da lontano le consiglio una puntata anche all’Abbazia di Montecassino, poco distante da Formia seppure in provincia di Frosinone. Clicki sul link Provincia LT (fotogallery) e potrà farsene una prima idea.
Cordialità.

Per lei che viene dal Sud America se il tempo a disposizione è una sola giornata, visiti: Ninfa, Abbazia di Valvisciolo, Sermoneta (pranzo) e nel pomeriggio punti su Sabaudia – S.Felice Circeo, non tralasciando di portarsi sulla cima del Promontorio per una panoramica visione dall’alto. Un tramonto da magia!

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