10th Apr, 2007

Valcomino, piccoli Borghi e mirabili paesaggi

Il territorio è ricco di antichissime memorie archeologiche e storiche che testimoniano gli insediamenti dei Sanniti con luoghi di battaglia (Campotrivolte ad Aquilonia / Picinisco) ricordati da Tito Livio, e di insediamento dei Longobardi (Vicalvi) e dei Saraceni (S.Biagio Saracinisco) che qui furono deportati dopo…

Al confine con l’Abruzzo e il Molise, a 60 Km. da Frosinone e Formia, a 110 da Latina, a soli 120 chilometri da Roma, in una giornata bellissima di questi tempi in cui la vegetazione si ridesta, si può fare uno splendido tour della Valle di Comino, godendo di una serie di piccoli borghi e mirabili paesaggi.
Il territorio è ricco di antichissime memorie archeologiche e storiche che testimoniano le vicende dei Sanniti con luoghi di battaglia (Campotrivolte a Picinisco) ricordati da Tito Livio o di sepoltura (S.Croce a S.Biagio), o di insediamento dei Longobardi (Vicalvi) e dei Saraceni (S.Biagio Saracinisco) che qui furono deportati dopo il loro tentativo di invasione del X secolo che portò alla distruzione dell’Abbazia di S.Vincenzo al Volturno e terminò con la loro sconfitta nella battaglia alla foce del Garigliano.
In questa sub-regione ideale per la villeggiatura, i Romani costruivano le loro “domus cultae” e le loro splendide “villae” dove passare l’estate, disseminate tutt’intorno al municipium di Atina o “Atina potens”, come la chiama Virgilio nell’Eneide, tuttora considerata la “perla” della Valle di Comino.
E di queste parti erano le origini della gens Rufa e della gens Planca con il generale Gneo Munazio Planco, vice di Giulio Cesare nelle campagne di Gallia, fondatore dei più importanti “Castra” (città come Basilea) dell’attuale Svizzera, della gens Mària ( di Caio Mario) e lo stesso Marco Tullio Cicerone detto “arpinate”, in realtà di Sora – San Domenico, era di casa in questa appartata valle della Ciociaria sul versante laziale del Parco Nazionale (P.NA.L.M.), valle “misteriosa” ancora oggi per i riti religiosi e dalle bellezze naturali anche conclamate, seppure poco conosciute.
Venendo da Roma si percorre l’Autostrada del Sole fino all’uscita di Frosinone e imboccando poi la superstrada si raggiunge Sora, la vera e più antica capitale della Ciociaria.
Entrando nella Valle da ovest, dalla porta naturale di Posta Fibreno, si stenta a credere all’esistenza di questo piccolo paradiso naturale e artistico a così poca distanza dalla Capitale; un’oasi di verde non inquinata, dove crescono faggi, querce e castagni, dove vivono camosci, caprioli e lupi, dove vola indisturbata l’aquila reale, dove si ergono ancora possenti mura poligonali pre-romane e castelli longobardi come nella ricordata Vicalvi.
Si arriva a Broccostella, il primo dei quindici paesi della Valle, e si visita il suo borgo antico dominato da un torrione medievale.
La magia dei colori, predominanti la varie sfumature dei verdi, rallegra in ogni stagione questa Valle benedetta dal sole, bagnata dalle acque del fiume Melfa e del suo affluente Mollarino.
Il passato di questa Valle si ritrova nelle botteghe artigiane, negli antichi molini sul Melfa, nei gustosi piatti della cucina contadina, nelle superstizioni, nelle leggende, nei proverbi dialettali, nei riti e nei rituali millenari dei santuari.
Proseguendo sulla superstrada che porta ad Atina si incontra, subito dopo il Ponte Tapino, il lago di acqua sorgiva di Posta Fibreno, con una suggestiva isoletta galleggiante, già descritta da Plinio, formata da intrecci di piante; si sale poi alla prossima Vicalvi e al maestoso castello longobardo del XII secolo che domina la Valle.
Ci si aggira come in sogno nel borgo abbandonato, avvolto nel silenzio, che circonda il maniero, con gran parte delle casette e delle botteghe ancora scoperchiate a causa del bombardamento aereo americano del 1944 e del terremoto del 1984 ma ancora in piedi, invase da edere e rampicanti.
Un lotto di case restaurate con gusto aspetta i suoi inquilini.
Ma chissà se, questi, arriveranno mai…
Tra i sentieri del bosco di Atina si colgono ancora i passi leggieri della vergine dea inseguita da Priapo follemente invaghito e infoiato (priapismo) che la vuole fare sua a tutti i costi…

Subito dopo Vicalvi, ecco Alvito, la sede invernale dei duchi Cantelmi, il “paese del sole” per la sua esposizione a mezzogiorno, circondato da uliveti, con il bel Palazzo ducale del Cinquecento, i ruderi del castello dei D’Aquino, le ricche chiese barocche.
Il paese d’origine dell’ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, era un paese di notai e dei… dolciumi, ottimi i rinomati torroncini artigianali.
Dopo una breve visita a Gallinaro, paese del poeta vivente Gerardo Vacana, e al “lucus” del Bambino Gesù, significativa nuova meta religiosa di forte attrazione e impatto per migliaia di persone provenienti da varie regioni d’Italia, si sale a San Donato e al suo santuario dell’VIII secolo.
Il paese è suggestivo per le architetture settecentesche delle sue vie in salita un tempo piene di botteghe di scalpellini della pietra.
Dovunque ci fossero strade e piazze da selciare, o fontane e caminetti da fare, lì arrivavano i famosi scalpellini sandonatesi.
La ricerca del religioso, impronta forte e si capisce antichissima in questa valle arretrata, motiva a visitare il vicino Santuario della Madonna di Canneto in territorio di Settefrati.
Il santuario recente con bella abside vetrata che dà sulle pareti verticali delle Mainarde è stato edificato negli anni settanta per ampliare quello sorto ottocento anni fa sulle rovine di un antico tempio sannita dedicato alla dea Mefiti nel IV secolo a.C.
Recenti studi di antropologia sociale hanno messo in risalto il valore annuale purificatorio dei lunghi pellegrinaggi a piedi che durano giorni e che vedono coinvolti decine di migliaia di fedeli che transitano per Picinisco dal 18 al 20 agosto di ogni anno.
Questi transiti ininterrotti con l’antichità si facevano già ai tempi dei sanniti di cui Mefiti era una sorta di grande madonna protettrice.
Ora vale la pena di raggiungere Picinisco, sarebbe bello farlo a piedi tra i boschi seguendo il murmure del fiume Melfa, ma seguiamo la provinciale 112 fino ai suoi 750/ 800 m. di altezza da dove si gode una vista mozzafiato a ferro di cavallo sull’intera vallata.
Un tramonto visto da Picinisco in una sera invernale di tramontana o in una estiva rimane qualcosa di indelebile per tutta la vostra vita!
Il paese è dominato dalla corona delle Mainarde alte e dalla cima innevata del Monte Meta (m. 2242).
A Prati di Mezzo (1500 m.) c’è ancora neve abbondante e dobbiamo camminarci sopra per raggiungere “Il Baraccone” dove un tavolo ci accoglie per un ottimo pranzo davanti un caminetto acceso.
Si mangia bene a costi incredibilmente modici.
Scendendo, dopo una scorta di acqua nivea delle Forestelle, si torna sulla strada principale e si arriva rapidamente ad Atina, Signora della Valle di Comino, figlia di Saturno, dio delle seminagioni e del tempo.
La città è protetta da cinte murarie che risalgono ai Pelasgi e ai Sanniti e di cui restano ancora larghi tratti.
Tra i sentieri del bosco si colgono ancora i passi leggieri della vergine dea che viene inseguita da Priapo follemente invaghito e infoiato (priapismo) che la vuole fare sua a tutti i costi.
Prima di entrare nel centro storico, si è attirati da Via della Veduta, una lunga, immensa terrazza affacciata sulla sfilata dei paesini posti a corona sulle pendici delle montagne, sui prati, sui corsi d’acqua che rendono il paesaggio dolcissimo di fronte, fino a salire sulla destra sulle alte vette “dolomitiche” delle Mainarde che abbiamo appena lasciato.
Atina è ricca di eleganti palazzi nobiliari, come il Palazzo Ducale del XIV secolo, il Palazzo Bologna in restauro, il Palazzo Visocchi, Palazzo Sabatini, Palazzo Palombo, e, infine, di fronte al castello, il Palazzo Fortucci-Marrazza del VIII secolo.
Da visitare, inoltre, la Cattedrale barocca del settecento e, nella sede della ex Direzione didattica, il Museo Civico-Archeologico di Atina che ospita una pregevole raccolta di reperti sannitici e alcune ricostruzioni plastiche molto interessanti per una visita d’istruzione con i propri figli o con i propri alunni…
Per il pranzo, poi, se non si è già provveduto nell’alto rifugio di Prati di Mezzo, si può scegliere per ispirazione letteraria la Casa Lawrence alle Serre di Picinisco o un locale in riva al Lago di Posta Fibreno per degustare la famosissima trota locale.
Ma ce n’è, vi assicuro, per tutti i gusti e non resta che scegliere uno tra i tanti punti che offrono, qua e là, la rinomata enogastronomia locale.

Rocca degli Alberi (anticamente arx albani samnium) è una località situata nel territorio appartenente al comune di Picinisco, a sud-est del capoluogo. Da poco in questa frazione montana sono state rinvenute dall’archeologo Frances Pinnok (Dipartimento di Scienze storiche, archeologiche ed antropologiche dell’antichità – Università degli Studi La Sapienza di Roma) antiche vestigia e rovine di un accampamento sannita da far corrispondere alla battaglia di Aquilonia.  (Frances Pinnok. I sanniti nella valle di comino. Einaudi, 2007).

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