5th Mag, 2008

Angiolo Mazzoni a Littoria

Angiolo Mazzoni fu uno dei protagonisti delle vicende architettoniche italiane nell’epoca del ventennio fascista. 

Nato a Bologna da genitori senesi il 21 maggio 1894, si laurea in ingegneria nel 1919 alla Scuola di applicazione per ingegneri di Roma, dove rimane un paio d’anni come assistente e collaboratore dello Studio Piacentini. Consegue, poi, il diploma in architettura a Bologna nel 1923. Intanto nel ’21 era stato assunto dalle F.S., ricevendo nel 1922 la nomina di ispettore stabile della Divisione lavori delle FS. Nel ’24, anno in cui vennero unificate Poste e Telegrafi e Ferrovie, venne trasferito a Roma presso la Direzione Generale: tra il 1925 e il ’26, con la Stazione del Brennero, ebbe inizio la sua fitta progettazione di edifici ferroviari e postali sparsi lungo tutto il territorio italiano, attività destinata a protrarsi fino al 1945.

 

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L’attività progettuale e realizzativa di Mazzoni si snoda lungo gli anni Trenta sul fondamento di una cultura plastica che dal “Novecento” recupera accenti di tradizione “metafisica”  innestandovi una nuova chiarezza strutturale di istanza “razionalista” e un dinamismo di tagli orizzontali o di movenze avvolgenti derivate dal dialogo con istanze futuriste.

In provincia di Littoria, oltre l’edificio delle Poste Centrali nel capoluogo e la Stazione Ferroviaria allo Scalo (leggi la news precedente), elaborò il progetto per il Palazzo delle Poste di Sabaudia, un edificio rialzato da terra mediante una scalinata, completamente rivestito di tessere azzurre (color Savoia), con il volume principale a un piano, dove collocò i vari uffici, la sala per il pubblico e la piccola rivendita di francobolli. Tale volume a un unico piano, per via degli ampi finestroni incorniciati da un cordolo in marmo rosso di Siena, da cui la grande sala interna prende luce, per il disegno delle grate antimalariche e per l’elegante cornicione, assume un forte senso aerodinamico. Con l’inserimento della struttura portante della grata, con la superficie indefinita della rete e con l’uso del colore rosso vermiglione, l’architetto darà una connotazione spiccatamente aerodinamica e moderna a tutto l’edificio accentuando fortemente nei due prospetti principali la dimensione orizzontale.

Scrive  M.Piacentini (La nuova Stazione di Roma Imperiale, in “Architettura”, XVIII, dicembre 1939, fasc. speciale, pp. 72-85):  “La sua architettura è chiara, schietta, larga: essa rivela francamente la funzione degli edifici e nello stesso tempo è nobilissima e grandiosa… Ammirevole figura, quella di Angiolo Mazzoni! Pur dirigendo un ufficio e sopportando tutti i pesi della burocrazia, è riuscito ad imprimere, con fede e tenacia, a tutti gli innumerevoli lavori a lui affidati, il soffio vivificatore dell’arte e di uno spirito nuovo là dove da tempo l’architettura era limitata ai compiti modesti di pratiche di ufficio…”

La sua creatività passava per un’alta professionalità progettuale e realizzativa, per una sapienza operativa volumetrica, spaziale e materiologica.

Il tutto nell’intensa consapevolezza professionale del suo operare architettonico.

 

angiolo-mazzoni-poste-lt-lavori-ristrutturazione.JPGEcco perché Littoria-Latina non può permettersi ora di dimenticare o di involgarire il suo lascito.

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