Manifestazione contro la legalità a Latina
La controversa questione dell’Holiday Village all’esame della magistratura di Latina.
Da un lato l’indagine giudiziaria e le sue esigenze procedurali, dall’altro la difesa dei posti di lavoro. Molte critiche all’inopportuno intervento del sen. Claudio Fazzone.
No, non posso pensare che tutte le persone di Fondi, che manifestano questa mattina davanti al Tribunale di Latina contro i Giudici Giuseppe Miliano e Giuseppe Cario, a difesa dei loro posti di lavoro nel sotto inchiesta “Holiday Village“, non siano delle brave persone. Non posso immaginare che siano dei soggetti border line per la giustizia. Non posso, non voglio e non è giustificato pensarlo, specie in una Repubblica che all’art. 1 della sua Costituzione, di cui si celebra il 60°, si vuole affermare come “democratica e fondata sul lavoro”. Quindi il lavoro, specie quello onesto che permette di sostentare la propria esistenza e di sostenere dignitosamente la propria famiglia, ha e deve avere una patente, quasi un’ aureola di sacralità civile che va ben tutelata nei fatti. Ma, per altro verso, se la Magistratura, facendo seriamente il suo lavoro, indaga su presunte irregolarità, su qualcosa di poco chiaro, se non di illecito, che c’è dietro e che non appartiene esattamente ai lavoratori ma più precisamente a chi sta dietro alla struttura in questione, perchè manifestare in piazza con striscioni e prendersela con i magistrati di Latina? Possono i fini (la sacralità del lavoro) giustificare i mezzi come nella ben nota teorizzazione di Niccolò Macchiavelli? Qualsiasi mezzo, anche eventualmente illecito? Per il sen. Claudio Fazzone sembrerebbe normale, se non interferire, parlare con i magistrati delle loro inchieste in corso: “Solo per tre minuti, tre“, dice, solo “a difesa dei posti di lavoro“, non gli importa come assicurati e se, in ipotesi, abusivi.
La politica si sa ha le sue regole spesso clientelari, specie la politica basso-pontina che fino a tre generazioni fa apparteneva alla stessa cultura e amministrazione provinciale della Terra di Lavoro su cui ha costruito il suo romanzo (Gomorra) Roberto Saviano, come film in sala cinematografica proprio in questi giorni nel capoluogo pontino. Quali sono i “valori”, ben radicati nella realtà del territorio fondano, con cui gli abitanti devono scontrarsi ogni giorno? Quale il sistema alle cui regole, in cerca di lavoro, sono quasi sempre costretti ad obbedire senza tante possibilità di opzioni diverse, più libere? Ed era spontanea oppure soggetta e ispirata ad una regia, neanche tanto occulta, la vivace manifestazione di oggi? “Qui bisogna fare la rivoluzione!“, una delle tante, gravi espressioni che ho colto en passant… In realtà non ci sarà nessun assalto alla bastiglia della giustizia. Ma come può una Magistratura, tallonata da pressioni così forti, agire nell’indipendenza garantita alla sua funzione, nell’autonomia proveniente come cardine dai principi sulla tripartizione dei poteri proclamati da Charles-Louis de Secondat, meglio noto come barone de Montesquieu, che sono alla base di tutte le Costituzioni europee? Filosofia, si dirà, soltanto filosofia. Primum edere, deinde philosophare. Bisogna prima mangiare… L’ANM di Latina ha sottoscritto due giorni fa un suo documento a difesa dell’operato dei Magistrati, l’ha inviato al CSM. La questione è approdata anche al Parlamento per iniziativa del PD. L’opinione pubblica pontina, almeno quella ancora dotata di un potere intellettuale e critico, se non etico, comincia a non essere indifferente al fatto. E ha il diritto di conoscere, alla fine, come stanno realmente i fatti, se davvero per trentacinque anni si è chiuso un occhio benevolo su qualcosa di poco accettabile ma anche se degli onesti lavoratori devono subire ora il vulnus della perdita del posto di lavoro e se, soprattutto, i magistrati pontini sono o non sono in grado di svolgere la loro funzione in indipendenza istituzionale, senza dover subire pressioni che a qualcuno sono apparse come gravemente destabilizzanti. Intanto Fazzone, nomen omen, si dichiara anche sorpreso e continua a non risparmiare veementi strali polemici contro quelle che, a suo dire, chiama intollerabili “strumentalizzazioni”. Ma per noi, senza entrare nel merito, la questione è, se non altro, di buon gusto e di opportunità, ci consenta, Senatore.
Sergio Andreatta