7th Mar, 2012

Latina. S. Chiara, una chiesa che non c’è

599.  Il quotidiano LatinaOggi in un articolo (pag. 13 del 6.03.2012, vedi link) ha scritto, senza spirito di polemica ma con qualche onesta venatura critica, dei disagi – forse neanche elencandoli tutti – in cui abitualmente s’imbattono i fedeli della Parrocchia S. Chiara di Via degli Ernici nella frequentazione delle

liturgie e nell’esercizio delle loro pratiche religiose. La Chiesa (ma tale non dovrebbe, se non impropriamente, chiamarsi una simile struttura di fortuna ancora nel 2012)  è provvisoriamente alloggiata da cinquant’anni all’interno di un vecchio e inadeguato capannone degli anni sessanta, a ridosso del Monastero delle clarisse, privo dell’essenziale per assicurare un accettabile servizio religioso, precario e perfino sprovvisto delle condizioni microclimatiche minime, troppo freddo d’inverno, troppo caldo d’estate e, soprattutto, con quella copertura in lastre di eternit (il cancerogeno amianto fuori legge dal 1992). E lo stato di pericolo complessivo, ad una disamina più attenta in base alle aggiornate norme sulla sicurezza che attengono preventivamente all’incolumità delle persone in luogo pubblico e specie dei bambini, non risulterebbe limitarsi soltanto a quello. Ma una soluzione a tutti questi problemi si intravede ormai prossima

(Continua

… e sarebbe rappresentata dalla, si dice ormai imminente, approvazione del nuovo progetto di Chiesa da parte della CEI presieduta dal, proprio oggi riconfermato,  card. Angelo Bagnasco, notoriamente amico del vescovo di Latina-Terracina-Sezze e Priverno mons. Giuseppe Petrocchi. Il Comune di Latina, opportunamente interessato da alcuni cittadini del quartiere – tra cui ora possiamo annoverare lo stesso sindaco Giovanni Di Giorgi – durante la precedente amministrazione ha provveduto ad assegnare, in fondo a Via degli Elleni, un vasto lotto di terreno di circa un Ha. sufficiente non soltanto alla costruzione del nuovo tempio per il culto ma anche di tutti quei locali che sono da ritenersi indispensabili ad implementare attività di formazione catechistica, iniziative pastorali e animazioni giovanili. Momenti essenziali per una Comunità ecclesiale viva e pulsante. Condizioni per una partecipazione attiva della Comunità intorno a dei progetti di carità e solidarietà che son ben altro che la sola fredda partecipazione settimanale ai riti. Naturalmente tutti pregano e  aspettano, anche impazientemente, di ricevere   in tempi brevi dal pulpito la comunicazione giusta, quella definitiva già a più riprese vanamente preannunciata, dopo ben dieci lustri di patemi che hanno provocato uno stato di bourn-out diffuso ma soprattutto in più di qualche paziente e assidua vecchietta che aveva incominciato a coltivare il suo virgulto di speranza quando non era ancora prepubere. “Petite  et dabitur vobis,…” (Mt. 7,7). Finalmente, quando ciò avverrà, il grazie andrà a tutti quelli che, nella diacronia di oltre due generazioni, si sono adoperati senza lesina di energie per la realizzazione del progetto, ai religiosi francescani  per primi (Padre Emilio) che qui hanno officiato  e

vissuto significativamente per trent’anni prima di cedere ai venti del clero secolare diocesano con mons. Gianni Paoletto prima e don Daniele Della Penna poi. Dei 6.000 fedeli che costituiscono la parrocchia attuale, è stato calcolato dallo stesso parroco, appena il 10% riesce a partecipare con regolarità all’assemblea domenicale e alle funzioni religiose essendo tutti gli altri costretti ad una fugace diàspora, soprattutto i gruppi e i movimenti giovanili e gli scouts, verso altre chiese della città a causa della assoluta carenza di spazi nella Chiesa di S.Chiara. La Santa d’Assisi che giusto ottocento anni fa, a soli 18 anni, lasciava la sua casa paterna per raggiungere Francesco alla Porziuncola e dedicarsi agli ultimi perchè nel volto degli ultimi come lui vedeva il volto di Dio, anche dichiarata da Pio XII nel 1958 patrona della televisione e delle telecomunicazioni,  assista benevolmente la Chiesa Pontina nell’intraprendere senza improvvide titubanze questo progetto tanto atteso da tutto il Quartiere. E di quegli ultimi, che a dire del Vangelo saranno un giorno i primi, di quella umanità afflitta dalla comune indigenza sono, infatti, contornati questi luoghi, sia il monastero che la cappella, loro punto di riferimento. “Mehr licht!”* Usciamo dalla precarietà, apriamo presto questa nuova finestra della parrocchia e del quartiere, rappresentata dalla nuova struttura, a una più significativa accoglienza.  Sergio Andreatta, Riproduzione riservata

* “Più luce!” volendo che aprissero la seconda imposta della sua stanza, “Mehr Licht!” chiese J. W.Goethe prima di morire.

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