de Sâo Miguel do Oeste
(Andreatta nel Mondo).
Dalla seconda metà dell’ottocento, migranti e pionieri, gli Andreatta vanno verso verso nuovi scenari in molti Stati, all’interno dello stesso Impero austro-ungarico come in Bosnia a Stivor dove sono tra i fondatori di quella città, ma anche in Brasile (nel piccolo Veneto) dal 1875.
Ma “Chi muta paese, muta sempre fortuna” come dice il proverbio?
Un uomo venuto da lontano, da Balneàrio Camboriù… Una colonia consistente di Andreatta vive ancora a São Miguel do Oeste, stato di Santa Catarina in Brasile. Da una cittadina rivierasca sull’Atlantico di S.C. dove ora risiede provenendo peraltro da Sâo Miguel, è venuto sorprendentemente a trovarmi, dopo aver letto alcuni articoli su questo sito “Casa Andreatta” (www.andreatta.it ), insieme con la moglie Elisete Oro, Mario Andreatta discendente (andando a ritroso di 150 anni) di David, di Guerino, di Enrico (trenne al momento della partenza) di Carlo migrato da Costasavina, Pergine Valsugana, per il Brasile il 16 dicembre del 1875 e approdato dopo un’avventurosa attraversata dell’Atlantico a Porto Espirito Santo dove la famiglia fu sottoposta, com’era d’uso sanitario a quei tempi, a precauzionale quarantena. Quindi il trasferimento a S.Lucia do Piaì nel Rio Grande do Sul dove Carlo compra qualcuno di quei campi che, secondo le voci che allora si facevano circolare ad arte in Italia (benchè qui siamo ancora nel Trentino asburgico fino al 1918), sembrava dovessero esser assegnati gratis a chi arrivava, li disbosca dalla foresta subtropicale e si mette a coltivare mais per due generazioni (una di ripago del debito, l’altra di sviluppo e incremento della proprietà terriera), estendendo la coltura ad appezzamenti sempre più vasti. La demografia familiare cresce in fretta e aumentano di conseguenza le necessità di sostentamento, così chi prova a sistemarsi di qua, chi di là spargendosi nei nuovi orizzonti di questo vasto e ospitale Paese, qualcuno andando ad oltrepassare il vicino confine con l’Argentina. Anche Guerino decide di staccarsi dai suoi otto fratelli e, con la moglie Carolina Bonalume e i genitori, nel 1941 si sposta a São Miguel do Oeste, poi municipio dello Stato di Santa Catarina. Una puntuale ricostruzione storica curata per il 50° della fondazione (2004) riconosce (a pag. 31 di una pubblicazione di “reconstituiçāo histórica” intitolata “Sâo Miguel do Oeste – Conhecer, Amar e Divulgar”) ad Henrique (Enrico) Andreatta e a sua moglie Adolfina Lever il “1° casamento realizado em SMOeste com o Padre de Itapiranga” il 15.05.1944. Qui, nel nuovo scenario, il nipote di Henrique e figlio di Guerino David con la moglie Carmelinda Busatta, che sono poi i laboriosi genitori del simpatico cinquantenne che è venuto a trovarmi (Mario), si dedicano anche loro alla remunerativa coltivazione della terra, del mais e all’allevamento del bestiame. Marisa, Mario, Moacir, Marlette, Maurì
(foto fornitami da Mario, il primo a sinistra) con i loro citati genitori sono da considerarsi tra i fondatori di questa comunità. La popolazione di São Miguel do Oeste nel 2008 si calcola in circa 35.000 abitanti. São Miguel do Oeste si trova nella regione Oeste Catarinense, nel bacino idrografico del Rio Uruguai (al confine con la viciniore Argentina prima di fluire verso l’omonimo Stato dove, a Montevideo nel 1889, era nata Luigia Filippin, figlia di Costante, che tornata in Italia andrà sposa nel 1910, a Paderno d’Asolo, a mio nonno Ambrogio Andreatta (1876-1952) appena tornato dagli U.S.A. Storie simili e vite parallele in molte famiglie.)… São Miguel è la principale città brasiliana fino alla frontiera con l’Argentina e la maggiore dell’Extremo-Oeste catarinense. Ora sappiamo che São Miguel do Oeste fu fondata il 15 febbraio del 1954. La sua popolazione è in grande maggioranza “gaúcha”, discendenti di italiani (tra cui gli Andreatta “de qué el bairro”, Oro, ecc…) e tedeschi. Il racconto di Mario Andreatta ed Elisete Oro (funzionari amministrativi, genitori di Karine e Marine) di discendenza vicentina con qualche parentela con i Rigoni e il cui fratello, Ari Pedro Oro, è professore di antropologia all’Università URGS-RS, scorre impetuoso al tavolo del bar sotto i portici di Piazza della Repubblica. Come amano l’Italia e il loro paesello i discendenti dei nostri emigrati, come non scordano le loro tradizioni! Nelle loro parole non si coglie la fatica del ricordo lontano nè s’intravede neppure lontanamente una qualche similitudine con il pensiero di Guillaume Apollinaire che aveva scritto:“Non possiamo portarci dietro dappertutto il cadavere di nostro padre”. Eppure si sentono anche loro pionieri e innovatori… Il nome della loro città si dice sia etimologicamente un miscuglio tra il nome del suo Santo patrono, San Michele Arcangelo, e il nome del Distretto originario “que deu origem a cidade” di Vila Oeste. Una storia nuova, interessante, che parte da lontano, da Costasavina nella Valsugana trentina il 16 dicembre 1875 e a cui gli Andreatta hanno fondamentalmente contribuito. Questi Andreatta per ragioni di posizionamento erano rimasti per secoli dentro i confini asburgici, mentre altri Andreatta, con varie motivazioni, li avevano oltrepassati (le differenze) entrando dalla naturale porta della Valsugana nella Serenissima Repubblica di Venezia, tra Asolo e Bassano a Fietta–Paderno d’Asolo, poi del Grappa, come i miei antenati (nella catena diacronica in parallelo per me veneto-pontino di Vittore, Ambrogio, Giulio Camillo e quindi (io) Sergio e Giorgia-Eloisa e Stefano…).
Tutti gli Andreatta, dovunque ora vivano, sembrano mantenere forti radici, quasi religiose (dove “religio” sta per vincolo socioculturale indissolubile), con l’Italia, con la loro Regione-madre (il Trentino e poi il Veneto per alcuni, con noi ora veneti-pontini dal 1933 che abbiamo mantenuto fino ad oggi (2008) la parlata di Paderno del Grappa (TV) che è poi la stessa di Pergine ancora dopo cinque secoli dal primario distacco) e il loro… cognome, che in giro per il mondo può aver conosciuto anche la fame, ma non sembra abbia conosciuto il disonore. Grazie, amici italo-brasiliani, di avermi cercato con la vostra insistenza e trovato per questa incredibile e bella storia che non si sarebbe potuta conoscere e raccontare senza la premessa di internet. Così, su due piedi, in poche ore non ho potuto farvi vedere di più che pochi panorami del nostro patrimonio culturale pontino, qualcosa della città di
Latina, il lido, Villa Fogliano, l’Abbazia di Valvisciolo e Ninfa, solo vista da fuori quasi per non farla destare dal suo sonno lacustre che dura anch’esso ormai da secoli. © – Sergio Andreatta, Latina, Italia.
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