3rd Lug, 2012

Al Muro del Pianto

Davanti al Muro del Pianto di Gerusalemme

di Sergio Andreatta (617)

“Davanti a questo muro che accorcia le distanze dei tempi e di una variabile sensibilità umana, dove ogni giorno si rivive la memoria di un lutto antico ma si rinfocola ogni momento anche la speranza, davanti al Muro del Pianto depongo le mie ansie interiori, le mie incertezze e i miei sogni…

Affido a Dio (il Dio delle religioni) i miei sentimenti di riconoscenza…”.

Scrivevo di getto queste poche righe perchè mi era stato appena detto, da qualcuno in partenza per Gerusalemme, che prima o poi tutti avrebbero dovuto farlo. Un pensiero, una preghiera su un biglietto da deporre infilandolo in una fessura del sacro Muro di Gerusalemme. Ed eccola la mia piccola pergamena, contenente anche altre intime e riservate espressioni, legata in un rotolino e consegnata ad un’ambasciatrice. La mattina dell’11 maggio scorso essa entrava, per mano dell’amica, nel suo sacro spiraglio. Pare sia, questa, una tradizione ebraica molto antica, e invero da alcuni anche un po’ criticata ultimamente, il cui significato non mi è  del tutto chiaro per ora, se non per quella ricerca continua, nell’antropologia culturale rintracciabile anche altrove e con altre modalità apparenti, di affidare all’esterno, fuori di noi, qualcosa che ci tormenta all’interno. E sono comunque preghiere, pensieri o desideri messi alla luce e sistemati da mano di ebrei ortodossi, di fedeli erranti, e anche dallo stesso papa Benedetto XVI in visita a Gerusalemme, tra le fessure dell’unica parte rimasta del Tempio. Anche i turisti si associano volentieri a questo rito, seppure talvolta soltanto per curiosità e/o spirito scaramantico. E pare che questi foglietti lasciati tra le fessure del luogo sacro vengono poi raccolti, due volte l’anno, e quindi sepolti con cura in un vicino cimitero. Se c’è un’origine storica, e di sicuro ci sarà in questo singolare gesto simbolico, spero di poterlo scoprire personalmente tra qualche mese. Ogni tradizione ha la sua origine e un leader che, per qualche scopo, agli inizi l’ha inventata, diffusa e consolidata,  se non addirittura imposta ritenendola funzionale alla Comunità. Di questa non so, però, nulla. Ma se un biglietto si depone al cimitero, piuttosto che  gettarlo tra i rifiuti, questo vuol senz’altro anche dire che si assegna a quella comunicazione, personale e segreta, in tante lingue affidata alla carta, a quella breve espressione dei sentimenti o riflessione della ragione, l’importante valore di una vita.  Sergio Andreatta, Riproduzione riservata.

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