16th Lug, 2012

Emodinamica di eccellenza al S. Maria Goretti di Latina

Emodinamica di eccellenza al S. Maria Goretti di Latina.

Per un monitoraggio programmato per i cardiopatici ischemici e con ipotesi di angioplastica, dopo gli esiti di un ERG al Fiorini di Terracina, il 13.07.2012 mi sono risottoposto ad una seconda coronarografia nell’Emodinamica del S. Maria Goretti di Latina. Nel frattempo il dr. Edoardo Pucci, da alcuni mesi, è stato promosso primario per meriti scientifici e, come tale, sta conseguendo obiettivi di ottimizzazione del servizio con il tele-cardiogramma tempestivamente inviato al reparto ospedaliero dall’ambulanza soccoritrice del 118, col funzionamento a tempo pieno di emodinamica, col trattamento di 1.251 casi nel 2011, con possibilità in prospettiva (work in progress) di elevare la statistica d’intervento secondo le effettive necessità (autosufficienza di bacino) della popolazione del territorio, non soltanto pontino, fino a quasi 2.000 casi l’anno e con la dotazione di nuove importanti strumentazioni tecnologiche. E per quest’ultimo aspetto è d’obbligo segnalare anche l’attenzione della direzione della ASL per questo tipo di diagnostica. “ La letteratura scientifica ci dicche un intervento sulle coronarie ostruite entro due ore dall’evento – ripete a tutti il primario questa volta nella veste dell’informatore scientifico – consente di salvare la vita». Come non esser  grato e riconoscente, quindi, per la sollecitudine e l’efficienza dimostrata da tutta l’équipe medica (oltre il primario: i ddrr. Stipo, Conte, Todaro e qualche altro) e paramedica? La gratitudine, che però Saul Bellow in The Bellarosa Connection definisce “veleno per il benefattore”, mi sembrerebbe qui, invece, sinceramente dovuta all’immagine complessiva di sorridente accoglienza che mi rimane dentro, oltre che agli interventi di specializzata competenza. Alla prima contribuiscono anche i tirocinanti universitari del I anno di Scienze infermieristiche magari in anelante ricerca della vena, che non trovano subito, per il primo prelievo del sangue e, soprattutto, l’indefettibile presenza di Padre Osvaldo Capogna cappuccino della Fraternità di San Francesco che, dal 1976, svolge le funzioni di cappellano dell’ospedale civile. Lo vedo arrivare da in fondo il corridoio con il volto trasfigurato del vir sanctus contornato dalla fluente e agiografica barba bianca. Sta eretto, l’ultranovantenne, su un basso mezzo mobile che gli è stato donato e che lo aiuta a non affaticare troppo il suo venerando cuore. Sergio Andreatta (620)

*** (Per un pò di sano umorismo “Leggi tutto” in calce al precedente articolo che viene  anche qui sotto riproposto).

15th apr, 2007

Sergio Andreatta, Sono entrato nel mio cuore

 

Eccomi per la prima volta dentro quella macchina meravigliosa e sorprendente che è il corpo umano, entro oggi nel mio cuore, ecco avverto la scansione del suo ritmo, percepisco bene la sua voce, il suo tum-tum/tum-tum quasi di saluto… Sono le 10,30 di giovedì 12 aprile 2007.

Sono il settantesimo paziente sottoposto a coronarografia presso la nuova struttura di Emodinamica del S.Maria Goretti di Latina istruita dal dr. Edoardo Pucci distaccato dal S. Camillo de Lellis. Fino ad un mese fa per questo si veniva ordinariamente trasportati a Roma.

Ho potuto, così, compiere in stato di totale coscienza il più interessante viaggio mai possibile, quello dentro il mio cuore, vivere l’affascinante esperienza di guardarlo all’interno su uno schermo, in un’appassionante diretta.

E come non sorprendersi e meravigliarsi nello stesso tempo per la visione stupefacente delle mie arterie coronariche. No, non ho sentito alcun dolore, grazie ai progressi della farmacopea, e l’anestesia locale non mi ha fatto perdere la coscienza dell’evento, ho potuto interagire continuamente con il medico, il dr. Antonino Stipo guidato da Pucci.
Ho visto il mio sangue fluire dentro il profilo ombreggiato del mio cuore.

Il cuore sede di tutto come pensava Ippocrate e scrivevano gli antichi, dei sentimenti per gli innamorati e per i poeti, della stessa intelligenza come sostenevano i filosofi e i primi scienziati (ma anche gli attuali perché se non pompa bene il cuore-cervello…). Nel cuore si conservano come in uno scrigno i segreti più preziosi, nel cuore si alimentano i sogni, al cuore si sono affidati nei secoli tanti ideali di patria e libertà. Il cuore dei martiri che batte sempre, il cuore dei vili che non ce l’hanno. Il cuore che ci mette in guerra o si mette in pace. Il cuore che si strappa davanti alle grandi tragedie dell’umanità, ai lutti dei nostri cari, dei nostri amici…
Il cuore delle infinite parole, spesso poesie e canzoni. Ecco, solo ora capisco perfettamente perché sia proprio lui l’organo che, più di ogni altro, è potuto diventare il simbolo della vita stessa.

Tante impressioni e quante emozioni sgorgano dal fluire carsico durante l’esecuzione di una coronarografia. Questa, come noto, è una tecnica diagnostica altamente invasiva, anche con una sua percentuale (1×1000) di mortalità che però si va progressivamente riducendo grazie a procedure cliniche sempre più sicure. Ma c’è quell’infinitesima possibilità negativa, quella sorta di roulette russa puntata contro di me come contro ognuno di chi vi si sottopone. Ed ecco, allora, la bella invenzione di quell’assolutorio previo assenso informato. Ma se fossi proprio io quel predestinato millesimo? Chiuso in questi pensieri, la sera prima sul mio letto di ospedale, ho tardato a chiuder occhio finché non ho scritto su un block notes una pagina di… testamento morale. Quel “Non si sa mai” mi trapanava il cervello con ferocia. Così ho scritto per dire che volevo bene a tutti più di quanto avessi saputo dimostrare. Di aver amato il mio lavoro e la mia scuola. Il ricordo della piccola Angelica, l’alunna di II elementare della C. Goldoni “vissuta in un momento“*. Come in un pellegrinaggio i suoi genitori avevano seguito gli spostamenti per l’Italia del grande cardiochirurgo Marcelletti fino a Palermo dove, però, è morta…
Ecco perché ora, tutto nudo e già pronto sul tavolo di questa sala di emodinamica, mi sto anche affidando a Dio. “Sergio Andreatta che fa? Sta in meditazione profonda?” deve ripetermi per ben due volte il dr. Stipo prima che io riesca ad intenderlo. “No, prego, dottore!. “Prega?” replica quasi sorpreso il giovane. “Sì, prego!”. Sono un cattolico-laico che vive male questi momenti non proprio felici per l’Italia ma che prega. Lascio ai “non laici” la loro scelta, meno facile di quel che non si creda, di conciliare e sottomettere la loro libertà di coscienza all’autorità di una ideologia o di un credo. Non fa per me. Ma anche un laico come me può pregare, senza chiedere autorizzazioni ad alcuno:”Padre nostro che sei nei cieli, … sia fatta la Tua volontà!”.
E mentre il dottore infila nella femorale il suo catetere comincio a osservare le sue manovre e a seguirlo serenamente sul monitor.

No, quello che ora vedo non è una specie di ragno, non sono radici né un cespuglio di rami secchi scossi dal vento ma gli assomigliano un po’. Intanto sale il mezzo di contrasto, scorre come un vermicello… E’ di più, è la mia vita stessa che scorre lì dentro!
A volte mi sembra di vedere quasi una canna da pesca lanciarsi in acqua, chissà cosa mai va a pescare? 
Che emozione questo tum-tum/tum-tum d’incoraggiamento alla vita. Ora osservo stupito quella meraviglia sorprendente che è il corpo umano, il mio cuore nella sua parte più profonda e a me sconosciuta, senza dire più nulla. Sergio Andreatta, Riproduzione riservata

* Ad Angelica De Carolis, cui è stata intitolata la biblioteca della Scuola Primaria Goldoni, il 5 marzo scorso nel 3° anniversario della morte, ho dedicato la poesia che si può leggere su questo stesso sito: “Poesia per Angelica”.

 

*** Un pò di sano umorismo (o umorismo da… sanità) durante il ricovero dal 12 al 14.07.2012.
Durante il breve soggiorno in cardiochirurgia mi sono capitati tre episodi umoristici. E va beh, vincendo un pò il mio abituale pudore, due ve li racconto:
1) PREPARAZIONE ALLA CORONAROGRAFIA: l’infermiere viene a depilarmi. L’esame è programmato per via radiale ma lui procede a depilarmi anche il pube (non si sa mai, mi dice con una cadenza sezzese stretta). Il rasoio si muove deciso, forse troppo: “Stia attento – gli grido – perchè a… quello (sic!) io ci tengo! Eccome, se ci tengo.” Risata generale in camera;
2) SALA OPERATORIA: steso nudo sul tavolo. “Che sente freddo?” “Ehm!… Che temperatura c’è?” “22°!” “Eeehmmm (Mi sembrerebbe più un 16°)!” “Ora la copro”. Il dottore prende un tovagliolo, un pò di skotc e mi copre i genitali. “Ora sto meglio!” sottolineo con… velata ironia a mio agio nel nuovo abbigliamento sioux. Ma mi quieto subito pensando alla giovane dottoressa che avrebbe dovuto procedere e che … così, meglio per me, non si sarebbe potuta distrarre. Poi, però, prima di procedere arriva un telo di quelli che a volte si stendono sui… morti.
 
(Un pò di quell’umorismo che nasce dalle situazioni reali e non guasta mai. Fa buon sangue! E il terzo episodio?… Non lo racconto per non incrinare la fiducia in chi, alle prime armi di una professione infermieristica, è lì ancora solo per imparare).
 

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