Al Bambin Gesù di Gallinaro tra fede e superstizione.
di Sergio Andreatta
Un oscuro mistero continua ad avvolgere la psiche dell’uomo moderno con la suggestione che non cessa di promuovere e suggerire rappresentazioni emotive e di pensiero ancora oggi nel 2008 più convincenti di qualsiasi fondamento razionale. E’ qui la forza di una “religione”?…
Le mattine d’estate, appena apro le finestre della casa di Picinisco, la prima visione è quella sulla sottostante Gallinaro.
Sono stato da Giuseppina Norcia la donna famosa per aver detto di aver visto Gesù Bambino, almeno una volta tutti gli anni dal 1975 in poi, fino al giorno del suo funerale tenutosi ieri 7 luglio 2008.
Fuori della minuscola Cappellina bianca una grande epigrafe, appoggiata alla finestra di destra, vuole ricordare la singolare, e comunque straordinaria, avventura terrena di Giuseppina Norcia.
Tutto ha inizio un giorno di giugno del 1947 quando, a sette anni, due giorni prima della sua prima Comunione, la bambina mentre gioca vicino casa sembra diventare involontaria protagonista di un evento straordinario, “un‘apparizione celeste” … Così parla la sua biografia.
L’antefatto racconta quindi di Pinuccia, una bambina di seconda elementare, che gioca felicemente da sola sul prato. Sola ma felice perché fra poco, dopo aver terminato il corso di catechismo nella chiesa che conserva le reliquie del patrono San Gerardo (pellegrino inglese morto qui nel 639 mentre era in viaggio per la Terra Santa, beatificato da papa Gregorio XI e chiamato dai suoi fedeli il “santo dei miracoli), potrà ricevere, finalmente anche lei come i grandi di famiglia, l’ostia sacra. Ma ad un tratto, ecco, accadere l’impossibile: dal cielo sembra scendere… una nuvoletta soffice-soffice e luminosa, un bianco cuscino sul quale lei vede adagiato un bambinello dormiente. Così racconterà poi agli altri.
La nuvoletta sosta a circa un metro da lei. Il pargoletto, nel quale la bimba sembra riconoscere Gesù Bambino, le apre gli occhi, la fissa e le sorride. E Giuseppina, come in un gioco naturale tra bambini, cerca subito di toccargli i piedi, di abbracciarlo e baciarlo ma senza riuscire a farlo… Non sarà stata una mera proiezione metapsichica, mi sono chiesto, un’autosuggestione come analogamente ha elaborato C.L.Musatti (1954) o il dr. W.Schmidbauer (1969) nel mettere a punto la sua psicoterapia? O più semplicemente un fenomeno da “amico immaginario”, come pure mi è venuto da pensare, perchè frequentemente presente nella naturale psicologia dei bambini fino ad una certa età come ha scritto anche, a proposito del pensiero infantile, Jean Piaget? Fenomeno ben conosciuto da tutte le maestre di scuola dell’infanzia.
“Mamma, mamma!” grida la bambina cercando di richiamare la sua attenzione e sperando che, uscita dalla cucina, anche lei possa vedere quello che succede.
La madre esce subito fuori con le altre due amiche, Lina e Maria Colavecchio, che la stanno aiutando a preparare i dolci per la festa, accorre ma non riesce a vedere nulla perchè l’apparizione è nel frattempo svanita… Storia vera, storia puramente costruita, pur con un senso di infantile autorealismo, dalla mente di una bambina che percepisce, manifesta e vive come vere le suggestioni tipiche della sua età, (basta un niente a provocarle), la realtà della sua senso-percezione?… Nessuno potrà mai dire o contraddire con certezza ma un aiuto per una sostenibile interpretazione ci può venire dagli studi, ormai consolidati, della neuropsichiatria infantile.
Nel 1975 Antonella Fazio, madre della veggente/visionaria e vedova di Cesidio Norcia, fa costruire in un terreno di sua proprietà, in Via Fonte, su una suggestiva collinetta sotto il nucleo di Gallinaro (“Silva Gallinaria“, bosco delle galline selvatiche per Cicerone), la cappellina (in foto) dedicata al Bambin Gesù. La Val di Comino, dominata ad oriente sopra il paese di Picinisco dalle alte cime delle Mainarde con la vetta del monte Meta il più alto del Lazio (m. 2245), è da sempre un terreno fertilissimo per la religione e per la magia, percorso da fremiti spirituali antichi, tri-millenari per la Mater Matuta, la dea Mefite, la soprastante Madonna del Canneto, San Gerardo “dei miracoli” e altri santi le cui reliquie sono state importate dai chierici dalle catacombe di Roma per rinforzare una fede che nei secoli della miscredenza medioevale era andata paurosamente scemando tra il popolino. Ancora oggi qui sembra di respirare un’aria medioevale, di cogliere l’emanata aspettativa per un evento messianico che da sempre sembra lì lì per incombere. La Val di Comino è anche terra di antiche e cicliche emigrazioni dove ognuno andando per le vie del mondo come àncora di salvezza porta nel cuore la sua “nòstalghia”, la matrice delle profonde radici culturali della tribù. Dal 1975, quasi attratte da una regia occulta che pure trova le sue finestre pubblicitarie sui quotidiani, cominciano ad affluire a Gallinaro come ad un santuario-copyright, fiumane di curiosi e di pellegrini. E chi crede impetra le grazie promesse da Gesù Bambino alla popolana Giuseppina. In fondo, per chi crede, la contagiante ricetta di successo è sempre la stessa, basta ritrovarsi e pregare insieme. Negli straordinari avvenimenti che contrassegnano la vita successiva di Giuseppina, veri o artefatti che si considerino, si trova via via coinvolta, come in un’impresa seppure nuova e originale nella sua struttura, tutta la famiglia, dalla madre Antoniella, ai due figli Vincenzo ed Anna Antonietta Lombardi, a suo marito Samuele, un ingegnere di Torino, che la voce popolare già accredita come continuatore ed erede dell’imponente movimento. A designarlo sarebbe stato un sogno avuto da Giuseppina o, per altri, addirittura le parole stesse proferite dalla Madonna.
L’alone nei suoi effetti di influenzabilità (auto- ed etero-suggestività) riversati, perché ogni tradizione anche recente nasce e si irrubostisce comunque intorno ad una leggenda spesso frutto dell’invenzione di qualcuno, prosegue quindi narrando di una fanciulla che ha continuato a guardare il cielo, desiderosa di rivedere quel Gesù che, solo a lei mostrandosi, l’aveva privilegiata.
La biografia (o agiografia ante litteram?) di Giuseppina, non scarna di suggestivi episodi, racconta ancora delle sue nozze a diciotto anni con il sorano Umberto Lombardi che morendo improvvisamente, dopo dodici anni di matrimonio, la lascia con due figli piccoli da mantenere ed educare. Nel 1974, la donna si ammala gravemente, chi dice per lo stress chi per un esaurimento nervoso, ed è durante questa sua degenza che, il 15 Maggio, Giuseppina si sentirebbe nuovamente investita da una vivissima Luce che penetra e invade tutta la sua camera. Una nuova visione, pare, con Gesù, la Madonna e S. Michele Arcangelo. La maestà del Signore, descriverà lei successivamente, era incomparabile, la sua bellezza straordinaria… Da Cristo emana un profumo di Paradiso; i capelli hanno un riflesso d’oro. La Madonna, bellissima, vestita di bianco, con velo e cintura di color celeste. Al suo fianco si erge S. Michele Arcangelo nelle sembianze di un bell’adolescente, tutto forza e splendore. Ma il bel quadro celerebbe un risvolto ombroso, le si annuncerebbe come imminente una terribile prova. Ed ecco, infatti, nella notte successiva, venire Satana. Una mostruosità che entra nella sua camera con gran fragore di catene, l’atterrisce con il suo aspetto bestiale, orrendo e minaccioso.
La diceria racconta di Giuseppina, rimasta senza voce per lo spavento, che non riesce ad invocare neanche aiuto. Ma tra le mani stringe forte la corona del Rosario che Satana tenta rabbiosamente di strapparle senza riuscirci. Umiliata, così, la “brutta bestia”, la solleva con furore da terra e la sbatte rabbiosamente contro il muro.
Ma viene a salvarla il ricordo delle parole pronunciate da S. Michele Arcangelo:“Il demonio si vince solo con la preghiera”. Neanche lei, però, nella terribile lotta ingaggiata, sembra più riuscire a pregare. Poi inizia a stento un rosario con il concorso dei familiari accorsi ed ecco, allora, che vedendosi perduto il suo mostruoso assalitore spezza indispettito con un colpo la corona che non aveva potuto strapparle dalle mani oranti e fugge via. Qualche giorno dopo è narrato che, quasi a consolazione intima, Gesù le sia riapparso insieme con la Madonna e la martire Santa Mesia (che sembra avere un ruolo importante negli avvenimenti di Giuseppina) il cui corpo riposa in una chiesa su al Castello di Alvito con la testa che si vuole rivolta, per il più incisivo effetto preditorio-avventista, verso la fonte di Gallinaro, ora già ribattezzata “piccola Gerusalemme”, presagendo a Giuseppina che sarebbe guarita… come alla fine, pure, accadrà.
“Vedi, a Me nulla è difficile. Chi chiede ottiene, chi ama sarà riamato” queste sembrano esser state le parole pronunciate da Gesù durante la sua visita. Come in tutte le appassionanti leggende, o nelle leggende che si rispettino, sembra che Gesù nel 1975 le abbia anche confidato un grande segreto, da non svelare mai fino a quando… “Questa culla è la colonna di luce, l’isola bianca, il castello delle anime, il centro della Misericordia infinita, la nuova Gerusalemme preparata per l’Era dello Spirito Santo per il compimento di pace” riporta una targa (in foto) all’esterno della cappellina. Questa storia infinita si arricchisce sempre di nuovi, più singolari episodi, alimentati da una crescente credulità popolare. Io stesso ho, però, assistito ad alcuni presunti fatti (sui quali ciò che divide è fondamentalmente l’interpretazione) e molti altri mi sono stati raccontati direttamente e tuttavia questo circondante alone di mistero e misticismo non è mai riuscito a dissolvere la mia incredulità sul complesso fenomeno. Io non ci credo ma me ne sono anche interessato dal punto di vista scientifico dell’antropologia culturale, per essere stato un allievo del prof. Tullio Tentori autore, tra l’altro, di quel bellissimo studio intitolato “Il rischio della certezza”. Sono andato, così, a Gallinaro tante volte, ad indagare direttamente sul posto, a osservare a rilevare, magari a cercare soltanto di capire… un fenomeno oscuro anche scientificamente interessante, se non sorprendente in assoluto.
Ed ecco che nel pomeriggio di un’estate vedo e sento la molta gente lì convenuta pregare l’ave maria con un ritmo martellante, incalzante, incessante come a preparare qualcosa che sarebbe dovuto accadere. Una ragazza giovane viene ora trascinata dai suoi stessi genitori davanti all’uscio della cappella. Sta per terra, si agita, la trattengono, ha la bava alla bocca, farfuglia gutturalmente parole incomprensibili. “Parole del diavolo!” commenterà qualcuno. La preghiera collettiva continua incessante come un treno. Dopo un bel pò, ecco, esce la veggente vestita di scuro, si avvicina alla ragazza, nel fatto silenzio assoluto gliela sollevano davanti. Lei le impone le mani sulla fronte come per un oscuro esorcismo. E prega, sembra pregare su di lei concentrandosi… Sembra che S.Freud ognuno lo applichi alla sua maniera. La ragazza ora sembra finalmente sedata, non completamente però, ma può stare da sola. Qualcuno subito, senza il minimo sospetto, già grida al miracolo. Si leva un lunghissimo applauso. Io incrocio lo scetticismo dei miei occhi con quelli di mia sorella missionaria comboniana ad Esmeraldas, in Ecuador dove pure queste pratiche sono abbastanza diffuse… Il rituale solenne, il continuo martellare delle preghiere (tecnica mantra), la suadente aspettativa generata, la suggestione di massa (effetto Carpenter) il concorso di suggestione e credulità hanno provocato… la profezia che si avvera, il miracolo di una temporanea guarigione da un caso di isteria. Può succedere, è documentato nella letteratura medica… Giuseppina ora rientra, sembrando sfibbrata, nella sua stazione.
La suggestionabilità delle persone e il loro condizionamento non è forse la teoria “politica“, o meglio la pratica, che sta alla base della ricerca di consensi? (Cosa fa il nostro presidente del consiglio attraverso l’uso sapiente dei suoi canali televisivi?) Elementare, Watson! Lo dimostrerebbe ancora un altro episodio accaduto un pomeriggio di alcuni anni fa al Santuario della Madonna del Canneto. Sto ammirando il suggestivo panorama delle Mainarde, scatto foto, osservo meglio attraverso l’uso di un binocolo che porto a tracolla. Nella quinta verde sono attratto da una dolomia bianca sulla destra della facciata in alto, tante volte prima passata inosservata. Punto il canocchiale: “Guarda, dico a mia moglie, quella roccia sembra avere le fattezze di una testa da bambino!”. Mia moglie annuisce dopo aver guardato a sua volta. “Sembrerebbe il Gesù Bambino di Gallinaro!” aggiungo scherzando. “Qualche rocciatore potrebbe aver sagomato la pietra…” . Contuiamo così a interrogarci ad alta voce per un bel pò. Via via ci contornano altri curiosi, non so come attratti. Comunichiamo le nostre sensazioni. Il binocolo ora passa nelle loro mani. E tutti in quella roccia va a finire che riconoscono, o proiettano ora, l’immagine del Gesù Bambino di Giuseppina: non ci sono più dubbi. Ecco… avevamo assistito, o meglio avevamo dato noi stessi involontariamente origine, ad un altro ampliamento della leggenda di Gallinaro. Ora quel fatto è ormai sulla bocca di tutti da alcuni anni, diventato per i seguaci di Giuseppina un’altra dimostrazione delle sue prodigiose capacità…
Il vicario della Diocesi di Sora, Aquino e Pontecorvo dove era stato nominato un osservatore (nella persona di don Alberto Mariani oggi concelebrante i funerali con il parroco di Gallinaro don Loreto Savelli e quello di Picinisco e Settefrati don Antonio Molle, anche rettore del Santuario del Canneto), dopo una lunga commissione di inchiesta, ha adottato un atteggiamento non soltanto prudenziale ma ufficialmente diffidatorio, proclamando e intimando ai suoi fedeli di non credere (salvo utilitaristici ripensamenti post mortem) con l’affissione anche recentemente di grandi manifesti sulle porte d’ingresso di tutte le chiese, tentando di indurli a non farsi coinvolgere. Così la Notificazione della Curia Vescovile di Sora-Aquino-Pontecorvo pubblicata da L’Osservatore Romano del 25 ottobre 2001, ribadendo quanto già affermato nel Bollettino ufficiale della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo pubblicato nel numero di gennaio-giugno 1992, chiarisce e certifica che “nessuna esplicita ed autorevole approvazione è mai stata data dalla competente Autorità ecclesiastica a fatti che tendono a presentarsi come ‘straordinari’ o ‘soprannaturali’, mentre non risultano tali né per origine, né per natura, né per contenuto”.
E, tuttavia, rimane tutto intatto l’incredibile mistero… Per gli effetti irradiati sulla gente semplice che accorre da ogni dove, un mistero positivo. Chi è guarito, chi più non si droga, chi ha dato alla propria vita un’altra direzione dopo aver conosciuto il Gesù Bambino di Giuseppina. Quel giorno d’estate avevo visto io stesso la giovane presentata dai genitori come posseduta dal demonio, ma forse era più probabilmente soltanto una neurolabile bisognosa di cure più che di esorcismi. I messaggi subliminali, nella loro “carsica” efficacia, sembrano contenere un fascino suggestivo, a volte un incontenibile condizionamento psicologico, se non un qualche valore scientifico. La gerarchia stabilita da un sottile condizionamento del genere provoca, comunque, uno stato provvisorio di pace dove è chiaro a tutti chi domina (il leader religioso o politico) e chi è dominato (il seguace, gregario) su cui si irradiano gli “straordinari” benefici.
Quante sono le persone, si parla quasi di mezzo milione, che provenendo da ogni parte dell’Italia e dall’estero, si sono recate al Bambin Gesù di Gallinaro? Numeri surclassanti quelli del viciniore, e ufficiale, Santuario della Madonna del Canneto. Quante sono le corriere che partono ogni domenica dalle regioni limitrofe e dalla mia Latina e da Cisterna? Pellegrini particolarmente numerosi nell’ultima domenica di giugno, in cui si ricorda la prima apparizione di Gesù Bambino. La cappellina bianca, di dimensione 4 metri per 4 metri, costruita nel 1975 da “Nonna Nella”, la madre della santona, è ancora lì ad accogliere chi arriva. Su alti pennoni sventolano le bandiere giallo-bianche del Vaticano, esattamente dodici come le stelle della corona della madonna. Quasi una sfida a oltrepassare l’impasse diocesano. A cornice tutt’ intorno brilla un’oasi di verde dove il sole si staglia vividissimo al tramonto, facendo gridare al miracolo chi lo fissi per qualche minuto vedendolo girare su se stesso o rappresentare un’ostia o il volto stesso di Gesù. Sicuramente uno spiegabile fenomeno fisico-ottico, ma un miracolo per un’accolita impermeabile, per una presunta suora biancovestita che grida proprio davanti a me con le braccia alzate al cielo, per un travagliato giovane di Salerno che mi dice di aver trovato il suo orientamento interiore, per una maestra di Sezze, appena uscita da una sventura, che ha finalmente trovato qui il senso della sua vita. Suggestioni individuali e collettive in “un’oasi di pace per la mente e per il corpo” come leggo in un volantino colto dalla strada. Prima di giungere alla cappellina, facendo ormai la fila, è possibile dissetarsi, altra versione leggendaria, con l’acqua di una fonte fuoriuscita miracolosamente tra le rocce dopo l’abbattimento di un albero secolare, sembra su indicazione della vergine. La straordinaria veggente, che fino agli ultimi tempi continuava ad ammettere di avere le sue apparizioni, si è spenta prematuramente e improvvisamente tra lo sconcerto dei suoi adepti nell’Ospedale S.Scolastica di Cassino la sera di sabato scorso 5 luglio. La salma è stata visitata e venerata da migliaia di devoti, alcuni al grido di “Santa subito!”.
Altri duemila, forse più, erano presenti ai funerali officiati da tre sacerdoti nella piccola chiesa di S.Gerardo la mattina di lunedì 7. E l’Amministrazione comunale di Gallinaro ha decretato il lutto cittadino. Il minimo tributo di riconoscenza che si potesse dare a chi ha, indirettamente, promosso un fiorente “business diffuso” tra la gente del posto, fatto di negozi, ristoranti, pizzerie e pensioni e souvenirs da proporre a chi arriva, che ha permesso alla popolazione di elevare negli anni il proprio tenore di vita e di non emigrare più in lontani paesi del nord Europa come lo stesso padre di Giuseppina, Cesidio, in Belgio minatore di profondità prima, di superficie poi e, quindi, anche barbiere pur di ragranellare qualche soldo in più per la sua famiglia… Un noto personaggio gallinarese da me interrogato sul fenomeno ebbe a dirmi una volta con la sua aria scettica, sorniona e ridente: “Andrea’, se non ci fosse stato ‘sto miracolo, bisognava pensare di inventarselo!”. Mistero, miracolo…: se tutto fosse incasellabile razionalmente, tolto dalle ombre e dalle penombre in cui giace e messo in chiara luce, forse che il mondo sarebbe per questo più accettabile? La personalità è un’insieme di tante dimensioni e sul presupposto dell’ascolto, della fiducia e sulla proposta di un’esperienza interiore comunque capace di far star meglio è facile influenzare e condizionare i processi psichici di un soggetto fragile, o semplicemente in continua ricerca di qualcosa… A Gallinaro le strade, i marciapiedi e gli impianti di illuminazione pubblica sono stati tutti rifatti. Mistero buffo, tutti ne hanno beneficiato chi in un modo, privatamente, chi nell’altro, pubblicamente. Eppure alla sera del giorno stesso dei funerali, alla messa vespertina in S.Gerardo,
ci sono soltanto tre persone ad assistere. Altre tre anime, ma sono cani, sostano pigramente fuori, stesi sui soleggiati gradini di accesso. Giù alla fonte miracolosa si contano venti persone in tutto, recitano con intensità il rosario. Un giovane in t-shirt bianca che mi sembra un vigilante designato da qualcuno ora gli conferma col telefonino il dato numerico dei presenti. E tradisce sconsolazione rispetto alle aspettative. Qualcuno dei presenti, sembrando contraddire le parole di don Savelli durante le onoranze, si lascia andare alla frase: “Tutto, ormai, è finito!” ma una voce femminile che mi individua e, calamitandosi su di me all’improvviso, mi chiama per cognome “Direttore, Andreattaaa!” mi conferma al contrario che il testimone sarà ora preso in mano dal genero Samuele. Insomma l’imperscrutabile mistero, variegato di fede e di superstizione, sembra destinato a continuare in questa sorta di monarchia della spiritualità popolare. © – Sergio Andreatta
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Scritto da : Sergio Andreatta
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