Quando ieri mattina ho sentito gli elicotteri rotearmi sulla testa, abitando dalle parti dell’Ospedale, ho pensato subito ad un grave incidente stradale sulla S.S.156 con feriti da trasportare a Roma d’urgenza, poi ad una rapina ma era troppo presto ancora e le banche e i negozi chiusi…
E non potevo pensare proprio a Bainsizza, il mio borgo.
Ho pensato, così, ad una retata di qualcuno dei tanti malfattori che si annidano e ramificano, più che ad altrove, nel capoluogo pontino.
Provenendo dal vicino sud si sono, ormai, geopoliticamente spartiti il territorio: una parte alla camorra, una parte alla n’drangheta, una alla mafia e, meno palesemente delle altre due, qualcosa anche alla sacra corona unita, per non far torto a nessuno. La originaria multietnicità di Latina ha favorito la multietnicità della criminalità. Poi c’è ancora da aggiungere la mala locale, con le bande zingare e non solo…
A quell’ora, ammassati davanti ai cancelli dei vicini Istituti professionali, non c’erano ancora gli studenti che amano gli spinelli e… la recente Legge Fini non so, neanche, se sia già entrata in vigore…
A quell’ora potevo solo immaginare senza sapere…
Ma in ogni caso la gente onesta, la tanta che conosco, non ha mai paura di quei rombi e guarda con favore alla reiterazione di quei blitz.
Anche quella che non vota proprio Fini, perchè l’onestà non è mai di parte, e guarda a queste operazioni sul territorio come ad una liberazione, ad una medicina che non tutti i medici avrebbero il coraggio, a volte, di somministrare e che, invece, è necessario dare per preservare quel po’ di vita vivibile che ancora ci resta e con essa quel po’ di dignità civile che ancora ci serve.
No, non amo personalmente le ronde, a volte pure folkloristiche eppure sicuramente segnale di un malessere già diffuso tra noi, ma non si può ancor più non amare una società ordinata e condivisa, unico segno di una democrazia non precaria.
E quindi, a prescindere dal nostro collocarci politicamente a sinistra, al centro o a destra, non dobbiamo tollerare ogni giorno di più, facendo semplicemente finta di non vedere, la sporcizia morale e civile che travaglia certa società pontina…
Ieri mattina, l’abbiamo saputo dopo, il rumoroso movimento aereo non era riservato alla mala nostrana, impegnata su più fronti ma, soprattutto, nella capillare irradiazione dello spaccio di droga e, particolarmente, della cocaina…
Il consumo di questa sostanza è alto da noi, come in poche altre parti d’Italia.
Lo dimostrerebbero le analisi chimiche dei liquami di fogna che ne raccolgano i residui dalle urine.
Ebbene, sì, a più di qualcuno in città piace… farsi, sniffare la… bianca.
Ma, ieri, era per altro che volavano basso gli elicotteri.
Era per gli slavi, non per i miserabili delle baraccopoli erette sulle Acque Medie, ma per quelli che preferiamo chiamare con il loro nome culturale di zingari, senza correre il rischio di offenderli, e anche per la sottomessa manovalanza rumena da loro ingaggiata.
Una volta arrivati clandestinamente in Italia, seguendo certe traiettorie, alcuni di questi rumeni, non trovando altro onesto modo per vivere, tirano a campare arrangiandosi come possono, andando a sconfinare, non so quanto saltuariamente, nell’illecito penale.
Quando vediamo questi sbandati spostarsi in piccoli branchi di due o tre per le vie della città i nostri sentimenti per loro si muovono in modo ambivalente, con oscillazioni tra la pena, la solidarietà e la diffidenza dettata dalla necessità di nostra autotutela.
Vanno in giro per lavoro, mi chiedo, o pensano già al prossimo colpo da perpetrare nella notte che verrà?
Vanno in giro, spesso, con lo sfrontato, visibile ardimento di chi non ha, ormai, più nulla da perdere…
E chissà quanti, tra questi, potendo pure trovarsi un lavoro, se lo trovassero veramente, non preferirebbero lo stesso fare i ladri?
Molti di quelli che arrivano da noi tali già lo erano nei loro paesi d’origine, così mi dicono.
Questo mi ripeteva anche con forza un grande amico rumeno, il pittore Valentin Timofte, mio ospite a Borgo Bainsizza mentre realizzava il ciclo pittorico della Chiesa di San Francesco.
Gli zingari… quelli sanno di questi bisogni primari degli immigrati clandestini e si offrono loro come sponda, registi di malefatte.
Il territorio come lo conosce uno zingaro, anche sinonimo di furbizia e di una certa intelligenza nell’arrangiarsi, oltre che di maestria nei raggiri, non lo conosce mai nessuno…
In sette ville in uno dei due poli ex abusivi sorti nel tempo a Borgo Bainsizza, a cavallo tra i comuni di Cisterna e Latina, parlo eminentemente di Sant’Ilario più che di Castelverde, erano nascosti gli imparentati destinatari degli otto arresti e i loro nuovi servi della gleba, una ventina di manovali del crimine.
L’incredibile tesoro di Ljubomir, il capo clan, la refurtiva di alto valore recuperata ed i preziosi repertati, tra cui degli orologi rolex del costo di 15.000 €. l’uno, saranno visibili a breve, sul sito della polizia di stato.
E così chiunque, dimostrandosi legittimo proprietario, potrà rientrarne in possesso.
E lì troveremo, forse, anche il costoso videoproiettore che ci hanno rubato alla scuola Carlo Goldoni.
Borgo Bainsizza è uno dei borghi più decentrati di Latina, noto per il sito della discarica, dove la vita è tranquilla, campagnola e la gente è rimasta ingenua e molto ospitale.
Qui non è stato molto difficile nascondersi negli anni passati anche per i calibri da 90 della camorra casalese e della n’drangheta calabrese per lo più dedita al lucroso traffico della cocaina…
Da un borgo decentrato come questo, al centro di un quadrilatero che ha i suoi vertici nelle equidistanti e ben collegate, città di Latina, Cisterna, Aprilia e Nettuno-Anzio, tutte a poco più di 10 kilometri, è facile tenere il cruscotto del potere malavitoso sulle rispettive città…
E’ in questa campagna decentrata, povera ma bella, pugnalata a morte dal disinteresse politico e dai traffici che si muovono oscuri intorno alla epicentrale discarica, che bisogna portare potenti segnali di speranza per il presente e per il futuro.
E, innanzitutto, la legalità!
Quindici anni fa in Via Monfalcone sorgeva “Al Karama”, la dignità in arabo, per sovvenire ai bisogni dei vù cumprà.
Poi… il disinteresse regionale e sociale, l’abbandono delle strutture, la loro fatiscenza finchè… ultimamente non sono arrivati ad occuparle altri disperati…
Una molotov sociale sul fuoco, appunto, di un territorio già poco protetto e di precaria legalità per le infiltrazioni malavitose, ancora un contraccolpo agli estremi tentativi in atto di valorizzare culturalmente ed economicamente quest’area importante perchè la Valle dell’Astura, come pochi sanno, è la vera culla della nostra civiltà pontina…
Ma, intanto, per la risolutiva efficienza dimostrata in queste ore è d’obbligo esprimere la nostra più autentica riconoscenza alle forze dell’ordine.
17th Feb, 2006
Borgo Bainsizza. L’incredibile tesoro di Ljubomir
Lascia un Commento
Devi essere loggato per lasciare un Commento.