27th Ago, 2006

Settefrati. Lo strano referendum indetto dal rettore Molle

Per ripristinare un’antica tradizione andata perduta.

Settefrati, 25.08.2006

C’è un prete Molle, don Antonio, parroco della parrocchia dedicata a S.Stefano protomartire, unica esistente sul territorio comunale di Settefrati, in diocesi di Sora.
C’è una chiesa bella, specie dopo il suo recente restauro.
C’è un vecchio sacrestano gentilissimo che ce la apre per farcela vedere, malgrado non sia orario.
E c’è un… referendum…
Il sacrista parla più in dialetto che in italiano e, dopo averci ricordato, ricercando una sua importanza, di aver prestato servizio per tanti anni al Santuario del Canneto insieme con il rettore mons. Dionigi Antonelli, ce ne illustra a suo modo la storia.
Il dipinto della pastorella che assistette al miracolo dell’apparizione della Madonna, oltre settecento anni fa lassù alle sorgenti del Canneto, purtroppo non c’è più. E ci addita lo spazio di un’assenza importante: “Ecco, quel grande posto vuoto, lassù, sulla volta sopra l’altare. Lì stava il dipinto!”.
Rubato.
“I ladri l’hanno portato via”, forse su commissione. Non c’erano allarmi di protezione, allora”.
Un quadro di valore più simbolico-religioso che artistico.
Poi, ancora desideroso di rendersi utile, ci parla impressionato il vecchio come fosse ieri, di quando l’ossario dei morti si trovava “Proprio qui, sotto il pavimento della chiesa che stiamo calpestando” e di quando, ora sta pescando con sforzo nella sua memoria e rinnovando le parole (sola eredità ricevuta da un suo trisavolo), furono estratte le ossa dei morti per traslarle, a seguito di nuova disciplina funeraria, al nuovo cimitero fuori paese. Oltre centocinquant’anni fa? Forse più.
“Ossa di tanti bambini, chissà chi.
Poi tanti femori lunghi così, … di giganti”.
“Memento, homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris!” dal rituale cattolico delle ceneri.
Parole ascetiche, giganti.
E per qualche verso è sicuramente questo villaggio un paese di… giganti che piaceva perfino al grande regista Luchino Visconti per le sue vedute paesaggistiche dai suoi 784 m. di altezza sulla Val di Comino e per le sue atmosfere di semplicità ospitale.
Piace molto anche a me, perchè negarlo?, specie nella prospettiva che sale lentamente dalla fontana per le scale della piazza al castello, alla chiesa. Lo scenario di un film già visto.
Parlo del furto, accaduto anni fa, al bancone del bar sulla piazzetta sotto il sole di mezzogiorno, dove una banda di suonatori in piedi su un gazebo coperto (foto di Sergio Andreatta) suona le sue arie non sentita da nessuno, tranne i due bambini al riparo del cono d’ombra.
Un omaccione mi sibila di sapere chi è il ladro, meglio di sospettare di un furto sicuramente su commissione e butta lì il nome di uno che non mi dice nulla… Forse di un emigrato che ha fatto fortuna miliardaria all’estero che si è voluto portare quella veneranda tela, oltre Atlantico, come un souvenir-portafortuna?
Se così fosse, ha mal inteso il richiamo insopprimibile del suo paese. Imperdonabilissimo!
Poi, a domanda, il sacrestano mi risponde che Settefrati, compresa la sua frazione di Pietrafitta, ha oggi 450 abitanti ma una volta… erano ben 3.000.
Sobbalzo stentando a capire dove potessero stare tanti abitanti dentro così poche case.
Ne giustifico appena la metà, al massimo.
Questo era anticamente un possesso dei Benedettini di Montecassino che gli diedero questo nome per ricordare i sette figli di S.Felicita uccisi a Roma nel II sec. nel corso delle persecuzioni anticristiane.
A “Casa Firma” si troverebbero i ruderi di una “domus culta” romana dello stesso periodo…
Dunque il parroco don Antonio Molle, cui non piacciono certe dimenticanze, si è fatto venire una brillante idea per risuscitare una tradizione.
Una volta quando la gente era tanta e tanta la fede si teneva da queste parti, ogni 18 agosto, in ricorrenza delle feste per la Madonna del Canneto una processione con una statua della vergine che muovendosi dal paese si snodava fino al santuario, per circa 8 km., su per gli antichi sentieri montani dei pastori.
Poi più niente da tempo.
Complice, forse, il calo della popolazione o, forse, dell’interesse religioso, la disabitudine al sacrificio e alla fatica ha fatto sì che pian piano non si trovassero neanche più, all’interno della confraternita e fuori, gli addetti al trasporto della statua.
La tradizione popolare andò così scemando fino a cadere.
Evocando la tradizione interrotta con un manifesto affisso in ogni dove, qualche norma del Codice di Diritto Canonico, un parere del Comitato dei Festeggiamenti il parroco Molle ha lanciato il referendum per il 24 agosto.
E vuole conoscere definitivamente, stanco di un tiro alla fune di opinioni che non finisce più, cosa intendono fare i suoi parrocchiani: la vogliono questa processione sì o no?
E sono ammessi a votare, per diritto di voto, tutti i battezzati ultrasedicenni (sarà una norma del citato Codice?), tutti i Settefratesi, nati o residenti, del centro e della periferia ma anche tutti i legati da vincolo di sangue con un o una settefratese.
Basta poco per esprimersi, una crocetta sul sì o sul no…
La suora rotondetta che assiste il sacerdote del Canneto nella celebrazione della messa santuariale sprizza gioia da tutti i pori quando, al termine, le chiedo l’esito di questo… referendum.
E mi ragguaglia giuliva, così: 311 votanti: 300 sì, 10 no, 1 astenuto.
Risparmiatemi le percentuali, lettori. E’ un plebiscito!
“Chiunque abbia visitato il Canneto, dice il rettore Molle, porta scolpita nel cuore e nella mente una verdeggiante valle silenziosa, in grado di offrire quella pace interiore necessaria a lenire le nostre pene terrene”.
Dal prossimo anno, quindi, la processione del 18 agosto tornerà a camminare per gli antichi sentieri tra gli anfratti montani di Settefrati.

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