18th Lug, 2008

Picinisco e le sue meravigliose cascate

Picinisco e le sue meravigliose cascate.

 di Sergio Andreatta 

Bianche, limpide e fragorose le acque si slanciano e precipitano in un salto coraggioso di un centinaio di metri andando a recuperare il letto naturale del fiume. Sullo sfondo del grandioso scenario verde  il velo dell’acqua si polverizza e incontrandosi con i raggi del sole si colora, in alcuni magici momenti, della fantasmagoria dell’iride. Pochi le conoscono, fuori della stretta cerchia dei paesani e dei pellegrini che passano al Parco Montano o per la strada pedonale che porta al lago di Grottacampanaro. E se pochi le conoscono pochi le possono apprezzare, oltre i gelosi piciniscani le migliaia di pellegrini che qui giungono, una volta l’anno,  per proseguire poi con le loro composite e devote comitive verso il Santuario della Madonna del Canneto, dal 18 al 21 agosto, e i sempre più rari villeggianti estivi. L’ A.P.T. di Frosinone non le ha mai considerate degne di promozione, mai fotografate, forse perché  hanno il torto, o il peccato originale,

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di essere artificiali. Ma che conta? Anche quelle ben più famose de Le Marmore di Terni lo sono, eppure nessuno sembra ricordarselo e, comunque, calamitano pullman di turisti che accorrono ad ammirarle. Artificiali ma più grandi e antiche, quelle addirittura opera del console romano Manlio Curio Dentato che nel 271 a.C.volle bonificare la piana reatina dalle acque stagnanti del Velino,  artificiali e più recenti queste, figlie di un fiume nel suo corso sempre altamente più spettacolare sotto l’aspetto paesaggistico. La cascata di Picinisco ha due rami, il principale e uno secondario, ma già prima di Grottacampanaro il Melfa che nessuno ancora vede va a disegnare saltelli e gore bucoliche tra le muschiate rocce de Lo Stramazzo. Qui i piciniscani doc amano radunarsi, quasi ritualmente, ad ogni ferragosto. Le cascate si alimentano delle acque del fiume che si origina nella Valle del Canneto ai piedi dell’alta catena delle Mainarde nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo. Il fiume ha un regime idrico niveo-pluviale regolato dalla diga di Grottacampanaro dove forma un suggestivo laghetto. Da qui prende a scendere ripidamente per la Valle Romana (“Va-romana” così detta per il passaggio degli eserciti romani mobilitati proprio dal console Dentato contro i Sanniti) puntando a La Radisca di Picinisco, la prima ottocentesca centrale idroelettrica d’Italia e la seconda d’Europa, al mulino di Borgo Castellone già dei Bartolomucci, alle  antichissime Mole Di Vito, (su cui ho già scritto delle pagine letterarie),

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con altri alimentati per secoli nella bassa valle, fino ad attraversare Rosanisco e  Ponte Melfa per la gioia del locale Circolo dei pescatori di trote. Poi il fiumicello si dirige e va a giocare con le glabre e famose Gole oltre Casalvieri, per la gioia dei canoisti  sportivi prima della sua tormentata affluenza nel Liri a Ponte delle Valli del Lazio e andando, quindi, insieme a versare il loro servile tributo al Garigliano.picinisco-3-grottacampanaro-lago-fto-sergio-andreatta.JPG

  

Le cascate che si godono magnificamente dal belvedere di Picinisco

posto al Parco Montanopicinisco-4-belvedere-sulla-cascata-fto-sergio-andreatta.JPG hanno il potere di dialogare con chi le sappia ascoltare, hanno un potere rilassante, come la voce del fiume che guida da mille anni in sicurezza il percorso religioso dei risalenti pellegrini, quello lavorativo dei pastori e dei boscaioli, offrendosi come liquido filo di Arianna per il vacanziere che voglia addentrarsi per la prima volta negli estesi labirinti verdi di castagno, faggio e farnete.

Provate, provate tutti amici, è il mio consiglio, il paradiso di leggere qualche pagina di un libro, magari di David H.Lawrence che qui era di casa (alle Serre presso la Famiglia Cervi) tanto da ambientarvi un romanzo (The lost girl) seduti in una panchina del Parco. Provate l’effetto di leggere una poesia d’amore con il sottofondo musicale incoraggiante e mai distogliente del fiume e della cascata. Qualcosa vi si muoverà dentro e, allora, non vi sarà neanche difficile dichiararvi finalmente al vostro partner. Provate, quindi, ad inoltrarvi per il sentiero che scende a Ponte Le Branche da dove, se non avrete già incontrato prima gli elfi, potrete godere di una magica e indimenticabile visione. © – Sergio Andreatta

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Corrispondenza da Picinisco, luglio ’08.

  

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Commenti

Nota P.S.:
se le Cascate sono state aperte anche quest’anno dobbiamo ringraziare concretamente tre signori: Giancarlo Ferrera (sindaco), Luigi Moscatiello (operario sempre tecnicamente disponibile) e Gianni Raponi di Latina (sostegno non soltanto morale).

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