25th Lug, 2008

Il Gran Percorso della Memoria

Tante Comunità accomunate da un filo spinato di sangue.

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Non ci si può disfare facilmente della propria storia, anche se essa paradossalmente non fosse altro, come per l’ingenuo di Voltaire, che un “tableau des crimes et des malheurs“.

 

Così nel 2008 può venir in mente a qualcuno di ravvivare la memoria non con un passivo monumento di pietra, come pure spesso si fa, ma con un itinerario che inviti ad una dinamica di partecipazione. Il “Gran percorso della memoria” si propone di tenere vivo il sacrificio della vita da parte di tante vittime militari e civili della II Guerra mondiale, particolarmente dell’inverno-primavera del 1944. Questo percorso storico, quasi una via crucis della sofferenza laica, comprende un rete di tappe, di monumenti e di sacrari del Cassinate nella mappa di prossimità della Linea Gustav voluta in opposizione all’avanzata americana dal maresciallo Kesserling,

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Linea che “Per lunghi mesi, tra il 1943 e il 1944, segnava il tormentato limite, fatto di sangue e di rovina, della più aspra e lunga lotta combattuta dagli eserciti sul suo suolo, nel nome della libertà e della civiltà contro l’oppressione e la tirannide” (Frammento della motivazione della Medaglia d’oro al valor militare della Città di Cassino). Il filo militare è imperniato sull’Historiale e su vari sacrari tra cui il Sacrario Militare Italiano di Mignano Montelungo, il Sacrario Militare Polacco di Montecassino, il Commonwealth Military Shrine di Cassino, il Sacrario Militare Francese di Venafro, il Sacrario Militare Germanico di Caira – Cassino. Ma quante più vittime civili tra le inermi popolazioni di quei paesi si trovarono a diventare “martiri ed eroi“, non per scelta ma per caso. Del devastante bombardamento dell’Abbazia di Montecassino del 15 marzo 1944 sono stati rivelati tutti 

cassino-historiale-il-simbolo-violato-fto-sergio-andreatta.jpgi dettagli storici ed è nota anche, ora, la tragica e per molti anni dimenticata vicenda di Vallerotonda che è valsa a quella municipalità il riconoscimento della Medaglia al merito civile da parte del Presidente della Repubblica “per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale”. Meno noti, se non alla ristretta cerchia degli abitanti del proprio paese, sono i bombardamenti che hanno tartassato, quasi episodi minori senza esserlo, altri numerosi comuni dell’hinterland e contrade e case isolate, dallo strategico Monte S.Croce di S.Biagio Saracinisco

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 fino al Ponte Americano sul torrente Mollarino

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e su al Castello e a un rione distrutto di Picinisco (paese già martoriato fin dall’inizio da un conflitto, che non si poteva immaginare potesse mai raggiungere le proprie case e le proprie piazze, dall’abnorme tragedia in acque inglesi dell’Arandora Star).

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Paesi che ora rientrano nella mappa del Gran Percorso. Ed ecco, allora, che il monumento intitolato “Il simbolo violato”, rappresentato da un ulivo con le radici divelte dal suo terreno colturale-culturale, viene a ricordare all’umanesimo integrale di tutti i sopravissuti, ai posteri, alle comunità questo martirologio; quel che è stato e, soprattutto, perché è stato e quel che nell’auspicio non dovrà mai più essere. Il misfatto più grave diventa che ci si possa imbattere in qualcuno pronto a giustificare ancora quegli orrori, quelle aberranti e arroganti ideologie politiche di predominio dell’Europa di quegli anni che sono state causa e motore del peggiore sconquasso mai patito dall’umanità fin dai suoi albori. Una tragedia universale che gli anni di distanza vanno a lenire ma che nessuno potrà mai dimenticare…

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Pacem in terris“, anche fossimo laici non potremmo non condividere lo spirito ed entrare in comunione con i valori espressi, l’11 aprile 1963, dall’Enciclica con cui papa Giovanni XXIII volle nuovamente impegnare la società contemporanea desiderosa quasi di una fonte che la ripulisse dai suoi peccati originari. Con riferimento ai valori etici universali è possibile cercare e sperare di trovare, come introduzione alla vita, la collaborazione con chiunque operi per il bene comune universale. Quasi Ara Pacis questo Historiale, per promuovere e affermare i diritti della persona, per sviluppare i rapporti tra i singoli e l’autorità, le relazioni tra le comunità politiche, i rapporti di singoli e comunità con la comunità mondiale. Nella loro diversa, antiretorica ma forse più concreta ed efficace, modalità di comunicazione i giovani che vivono lungo i paesi del Gran Percorso hanno trovato il loro modo di parlarsi e di interagire attraverso un torneo di calcio che si è giocato senza tregua sui loro campi e che ha visto alla fine prevalere la squadra di Cassino ma con un onorevole terzo posto della squadra della piccola Picinisco. Ma quanto più conta lo spirito della partecipazione in questo caso! La vittoria di questa generazione, nell’intensità della sua speranza, abbia un altro sapore. © – Sergio Andreatta

Anche su: http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=58749

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