12th Ott, 2006

Picinisco. Andar per funghi

Andar per funghi!

Conoscerli, cercarli, raccoglierli e… poi consumarli senza rischi.

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E c’è un unico metodo per stare sicuri…

Funghi preziosi, amati e ricercati che possono diventare, però, pericolosi per chi, come me, non sa bene riconoscerli.

Ma almeno io non sono uno di quelli che ancora oggi, in barba ad ogni cognizione scientifica, utilizzano stratagemmi empirici o “tradizionali” da medioevo, per testarne la loro commestibilità.

Un pizzico di scientificità in questo caso è d’obbligo.

Un ispettore forestale di Sabaudia mi dice che molti funghi, eduli o velenosi che siano, vivono “in uno stato di simbiosi micorrizica con gli alberi dei boschi perchè le ife del fungo assorbono la linfa che scorre nelle radici degli alberi. Questi, invece, ricevono protezione dal fungo contro i parassiti e sono agevolati nell’assorbimento delle sostanze nutritive. Senza i funghi, gli alberi sono destinati a soffrire”.

Ma è tutto l’ambiente che viene impoverito e danneggiato.

Ecco perché la raccolta dei funghi deve svolgersi con delicatezza e nel pieno rispetto delle norme per la protezione dell’ambiente.

Gli stessi esemplari di specie velenose non vanno mai distrutti, calpestati o estirpati; mentre i funghi commestibili devono essere raccolti con sapienza e non in modo indiscriminato.

E’ noto, inoltre, che per favorire la diffusione delle spore è opportuno raccogliere i funghi in cesti di vimini o, comunque, in contenitori aperti. Mai in sacchetti di plastica che inibiscono la dispersione al suolo, camminando, delle spore.

“Fungaioli” esperti come Luigi Moscatiello di Picinisco, (qui in foto di Sergio Andreatta con un grandioso esemplare di “lingua di cane” – o di bue come mi suggeriscono da Telefree – di oltre 4 kg. parte di un organismo vegetale più monumentale raccolto in una valletta della Val di Comino), ci raccomandano di raccogliere solo gli esemplari delle specie più sicure, pure sapendo che non ci sono solo i commestibili o i velenosi ma anche tutta una declinazione di variamente tossici.

Oltretutto la raccolta è regolamentata da severe leggi regionali che dettano modalità, quantità, tempi e prescrizioni che tutti i cercatori devono assolutamente rispettare se non vogliono incorrere nei rigori di una legge notevolmente più rigorosa all’interno del P.N.A.L.M.

I suggestivi versanti piciniscani rientrano nel paesaggio laziale del primo Parco Nazionale d’Italia.

“Io voglio stare sempre sicuro!” mi dice il buon Luigi. “Di certe specie non mi fido! Ci sono funghi che hanno alti livelli di tossicità, come l’amanita falloide, rapidamente mortale per chi la mangia. Bisogna anche evitare che entri in contatto e contamini sia pure casualmente altri funghi. Ha effetti letali!”.

Gli episodi assurti alla cronaca dei TG con la gravità delle loro sindromi di avvelenamento del fegato dovrebbero da soli scoraggiare una raccolta generica, indiscriminata, distratta.

Quindi, se vogliamo essere sicuri, dobbiamo raccogliere solo le specie di cui siamo assolutamente certi, per essere… sopravvissuti dopo averle già consumate in precedenza.

In caso di dubbio io mi asterrei, e di solito mi astengo, aspettando le sorti cui vanno incontro altri di me più spericolati o il solito povero… gatto mandato a testare in avanscoperta.

Non c’è altra via? No, qualcosa si può fare di fronte ad esemplari di incerta commestibilità?

Ci viene di aiuto il metodo più sicuro che è quello di far determinare il fungo dagli Ispettorati micologici delle Unità Sanitarie Locali.

Dopo, vi assicuro, si mangia con più gusto…

E per questa soddisfazione a me bastano gli arcisicuri e sempre benedetti porcini.

Per approfondire la conoscenza micologica il Corpo forestale dello Stato ogni anno promuove corsi didattici, edita pubblicazioni, raduna convegni di studio, sviluppa iniziative culturali e scientifiche che riguardano gli aspetti di conservazione e di tutela ambientale, collegati alla raccolta dei funghi.

Ecco uno strumento in più per gli appassionati cercatori che, proprio in questo periodo di inizio autunno, programmano lunghe passeggiate nei boschi montani di quassù alla ricerca di funghi e tartufi.

Da sempre la Forestale, che vuole catturare l’attenzione dei “fungaioli” e ricercarne la collaborazione per il maggior rispetto dell’ecosistema, dà precise indicazioni e promuove e realizza, anche, corsi formativi per il conseguimento del patentino di raccolta. Graziella Bernardi è una collaboratrice scolastica del IV Circolo didattico di Latina che nei giorni d’autunno mette a frutto la sua esperienza e le sue competenze, attestate dal patentino, trasformandosi in “maestra di funghi” per ii piccoli alunni.

“Cercatori, di solito amanti della natura e dell’ambiente, godete perciò delle opportunità di raccolta che una stagione favorevole come questa può offrirvi, ma nel rispetto delle leggi e delle norme locali. Assumete comportamenti responsabili ed eticamente adeguati!”

E’ tutto qua il manifesto.

E si cerca nella disciplina di evitare uno sfruttamento troppo intenso dei boschi perchè, oltre a danneggiarli, provoca una compromissione della risorsa stessa.

E’poi molto odioso che pochi abili cercatori ne raccolgano per sé, o per commercializzarle, grandi quantità a danno degli altri.

Quindi se non si è in possesso di un tesserino e, talvolta come qui, anche di un permesso a pagamento di durata precisata non vale neanche la pena di muoversi con intenti di raccolta ma solo per fare una bella, inusuale passeggiata o respirare a pieni polmoni queste arie sconosciute alle nostre città pontine di pianura.

Camminiamo, è la vita!

Per vivere un’emozione, per guardarci intorno e dentro!

“La natura non fa nulla di inutile”, come scrisse Aristotele ne “La Politica”, e qui oggi nel Parco questa natura mi sembra anche particolarmente prodiga.

© – Sergio Andreatta

 

Questa news proviene da: http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=35032

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