LATINA e FROSINONE, una Provincia.
Verso una nuova governance. Per il territorio dove 150 anni fa, e ancora per diversi decenni dopo l’Unità d’Italia, funzionavano le Province della Campagna (Frosinone), della Marittima (Terracina) e dell’Alta Terra di Lavoro (Cassino), la spending review di Monti dispone ora per decreto l’istituzione dal 1.01.2014 dell’unica Provincia del Lazio Sud.
di Sergio Andreatta
L’ integrazione territoriale Latina-Frosinone prevista nell’economia di unica provincia dalla spending review può rappresentare un fenomeno microsociologico interessante che andrà osservato, anche per i significativi aspetti simbolici, oltre che per gli “intenzionati” effetti amministrativi ed economici reciprocamente orientati. E sicuramente da porre l’attenzione nei prossimi anni sui processi di mediazione culturale e, più che alla realizzazione di regole pre-stabilite per decreto, alle relazioni fra enti ed espressioni in cui la definizione delle stesse è proposta e stabilita localmente in comune da ciociari e pontini nel corso del processo di integrazione dei territori e delle popolazioni.
In una probabile unificazione delle due province di Frosinone e Latina, in un “Lazio Sud” o comunque si chiami, a seguito della spending review, siamo convinti che abbiamo tutto da imparare e da guadagnare a stare insieme, ciociari e pontini. Chi oppone motivi non è così stupido da non sapere che sono argomenti capziosi e pretestuosi, se non campanilistici o addirittura intollerabilmente razzistici…
Ottaviani, Iannarilli e Cusani, solo per citare alcuni esponenti politici locali di spicco, hanno la loro “carega “ da difendere e si danno strenuamente da fare invocando l’alleanza di nobili, quanto inesistenti, ideali. I veneti-pontini delle ondate migratorie del 1931/’32/’33/’34 che hanno operosamente contribuito, insieme ad altri prima-durante-e-dopo la bonifica integrale, al riscatto delle terre pontine dalle paludi e contemporaneamente al miglioramento della propria sorte, non hanno particolari bandiere di autonomia o di separatismo da innalzare, ammettono anzi e accettano l’evolversi delle cose, tranne quei quattro “pionieri” del “congelato” riscatto così come definito e cristallizzato in “Canale Mussolini” da Antonio Pennacchi e criticato, in un didattito che ho aperto su Facebook, dallo psichiatra dr. Gianluca Mattioli… Poco fa il TG1 parlando delle elezioni americane in corso, qualificava gli elettori del repubblicano Romney come elettori lusingati dalle sue soluzioni ai problemi della pancia.
Questa, dunque, la loro autorappresentazione del riscatto… Il vero riscatto culturale sembrerebbe a me, più pertinentemente col dibattito da me suscitato, quello in cui sappiamo metterci nella condizione di disporre a pieno delle nostre potenzialità e facoltà, delle nostre funzioni psichiche e sociali e, naturalmente politiche, sapendo mediare tra gli interessi nostri e quelli della comunità/territorio. L’educazione (compito non esclusivo di scuola e altre agenzie preposte ma soprattutto della famiglia), il raggiungimento e il mantenimento di un posto di lavoro possibilmente non precario, la coltivazione di relazioni sociali soddisfacenti e l’introduzione di provvidenze (e cure) su misura dei bisogni della persona che lo Stato sapesse garantire, costituiscono il contesto – il terreno di cultura – di questo riscatto culturale. Ma non c’è soltanto la cultura della persona, c’è la cultura del gruppo e di una società in movimento da considerare. Il riscatto riabilitativo di una sofferenza o di una minorazione emarginanti in sé, lo sa bene il dr. Mattioli neurospichiatra, costringe ad una riorganizzazione della persona. Il riscatto, auto o eterodiretto, porta a capire le frustrazioni e a gestire i propri limiti, induce a chiarire, a chiedere (saper chiedere) solidarietà e aiuto, a superare le problematiche e i blocchi di certe esperienze negativamente vissute nella connessione con gli altri, e non con la separazione da loro, attraverso l’attivazione delle determinanti psichiche dei fattori psicosociali, familiari, ambientali. Insomma materia per chi si occupa di persona e società, oltre che metodo di diagnosi e prognosi per psichiatri. Altrettanto occorre attivare ora, in occasione dell’imminente processo di omologazione della nuova provincia, le determinanti psicoculturali per una nuova governance e per il più ampio rassemblement, non soltanto amministrativo. Sergio Andreatta, Riproduzione Riservata
Lo spunto è tratto dalla mia pagina Facebook in cui ho provocato al dibattito: (Continua)
A Latina ci scandalizziamo, nella riforma delle province, di star insieme con i ciociari. Ma i veri pionieri della palude pontina sono stati i molisani di Sessano e i ciociari di Valcomino e non. I ciociari scendevano verso la palude da sempre e già verso il 1875, Sezze è piena di cognomi ciociari provenienti da diversi paesi. E c’è anche una chiesa che ce lo ricorda (Chiesa nuova). Riconosciamolo, i veri pionieri sono loro e non noi veneti (o veneto-pontini come ci chiamano) approdati qui a fatiche in gran parte sostenute.