Piero Marazzo “Sono terroristi ambientali”. E noi, noi… ci dimostriamo impotenti a fronteggiare quella che sembra ormai una inarrestabile offensiva. Alle 8,20 sono in due a solcare il cielo del Mercato settimanale di Latina dopo aver “pescato” il loro pieno di acqua al largo del Mar Tirreno di Capoportiere. Un passaggio in andirivieni ogni cinque minuti. Le emergenze, evidentemente, sono tante e forse anche più urgenti. Sta andando in distruzione, maledetti piromani!, tutta la montagna tra Sermoneta e Sezze con le fiamme che si sono spinte, inarrestabili nella notte, oltre il crinale, verso il Semprevisa. Cenando sul terrazzo alle otto di ieri sera abbiamo visto quasi all’improvviso nelle ombre cadenti delle prime oscurità due scie parallele rosso-gialle, correre in diagonale dal basso verso l’alto, evidentemente sospinte da quel poco di ponentino che c’era. Tutta Latina ha potuto osservare. Dal disegno innaturale di quei due argini di fuoco perfettamente paralleli, il dolo ci è sembrato subito evidente. Ormai siamo nella civiltà, oltre che del consumismo più egoista, dell’autolesionismo endemico autodistruttivo, sicuramente anche del terrorismo ambientale tra le altre forme temibili di terrorismo presenti, come ha denunziato l’altro ieri il presidente della Regione Lazio Piero Marazzo commentando il disastro di Ponza e Sperlonga, terrorismo che ci trova tutti impreparati, inermi, impotenti. Come dirigente scolastico ne farò il tema-perno del P.O.F. 2007/2008, una questione educativa centrale illudendomi che serva, ma anche per non pensare di dover alzare le mani in segno di resa. Per non sentirmi vinto. Sicuramente, però, sono altre le misure da prendere. Abbiamo letto tanti analisti nei loro commenti sulla stampa, ripetitivi anche se mai troppi. Ne abbiamo scritto in tanti e anch’io con quel “Maledetti piromani” su Telefree.it e il quotidiano La Provincia che ha suscitato qualche risentimento per la presunta violenza del mio linguaggio. Premonitore. I fatti del Gargano, dell’Aspromonte-Pollino, di Pescasseroli, della Sicilia e di tante altre parti devastate d’Italia erano ancora al di là da venire. Ma la violenza è sempre essenzialmente nei fatti, nei roghi in cui lasciano vita e beni le persone, in cui si disastrano le comunità locali, in cui si vandalizza il Bel Paese e non solo. Non nelle dure parole di condanna. Ho letto ieri su Il Corriere della Sera (pag. 29) la risposta data da Sergio Romano ad una lettera accorata di una lettrice siciliana investita dal disastro di questi ultimi giorni. Nel titolo “Gli incendi: emozioni e sospetti ma poche analisi” si sintetizza anche quello che è il mio pensiero. Mancano ancora le più giuste strategie, probabilmente a livello europeo, le sinergie nell’intervento organico, gli investimenti proporzionati al controllo del territorio e alla soluzione del problema n.1 in questo momento in Italia in relazione al cambiamento climatico in corso. Altro che sciopero o astinenza leghista dalle tasse. Con che si sosterrebero le spese, da incrementare ragionevolmente, per una efficace pianificazione della prevenzione e per un’incisiva, e quanto mai più necessaria, opera di repressione? Come si contrasterebbe l’impunità? Non c’è cosa peggiore che percepirsi in balia, come molti di noi si sentono, di parlamentari irresponsabili verso il bene del Paese, e non me ne cale dirlo ad alta voce in riferimento sia ad esponenti del centrodestra che del centrosinistra. Sì, presenti numerosi anche nella mia parte… E intanto ho anche visto nel paese montano, dove mi rifugio in vacanza per le ferie estive, forestali beatamente messi in ferie nel mese-clou del rischio-incendi mentre tutt’intorno nel Paese infuriava l’inferno. Paradosso tutto italiano, uno piccolo tra i tanti più grandi e forse meno vistosi in questo Paese dove tutti sembrano cercare le proprie cautele esistenziali, nella mancanza di decisione dell’esecutivo. E non parlo solo del governo, svantaggiato nel suo cammino dalla palude parlamentare, penso anche al potere decentrato amministrativo di un dirigente impaniato nella sua volontà di far funzionare meglio un ente statale. Nel caso del forestale in questione, bella programmazione delle turnazioni non c’è che dire! Mi sembra più grave che se io mandassi, potendo, i miei cento dipendenti scolastici tutti in settimana bianca a gennaio-febbraio senza valutare prima gli esiti dell’interruzione di un pubblico servizio.
Apocalissi di fuoco
Commenti
Il commento sulle inefficienze dei sistemi antincendio è ancora più calzante alla luce di quello che è successo dopo. L’incendio sembrava domato, ma non è stato monitorato a sufficienza e, complice un forte vento alzatosi la sera del 29 e durato oltre 24 ore (e, forse, un “aiuto” umano), un focolaio si è reinnescato e nelle ore successive ha esteso le fiamme alle montagne adiacenti. In questo momento, a 36 ore dal nuovo inizio, l’incendio non è ancora domato, delle fiamme stanno raggiungendo il versante opposto, verso Bassiano, e il fumo mostra come in vari punti persiste il rischio che dei focolai si reinneschino, soprattutto se si rialzasse il vento.
Non posso immaginare il faticoso lavoro degli uomini della Protezione Civile e dei volontari, ma sono dell’idea che sarebbero bastato poco per evitare un incendio che era già stato grave, si trasformasse in questo disastro che ha martoriato il panorama visibile da Sermoneta.
Scritto da : Davide Mascolo in data Agosto 31st, 2007
alle 08:39
Sì, sono a conoscenza di quanto di perverso avvenuto nelle due notti successive e, particolarmnebnte, nella terza notte di fuoco. Ho assistito a questo dramma, purtroppo, dalla terrazza di casa mia… E torno appena addesso dalla Val di Comino è anche lì bruciature un pò da per tutto. Sono 90 gg. che non piove, i boschi non reggono più e già si sono colorati di ocra e di rosso in anticipo come a novembre ma per una causa ben diversa. Molte piante moriranno per la lunga secca. Dover aggiungere a questo il dolo di qualche mano criminale fa davvero male al cuore.
Scritto da : ser in data Settembre 2nd, 2007
alle 19:48
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