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domenica 17 settembre 2006 |
I giorni dell’orso e quelli di Andreas |
Il lavoro più bello del mondo? Guardiaparco, di sicuro. |
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Luca Fabrizio e colleghe Guardieparco a Prati di Mezzo, di Sergio Andreatta |
Picinisco: (Versante laziale del Parco Nazionale – P.N.A.L.M.)
di Sergio Andreatta
https://www.andreatta.it
Il volo fu breve e l’atterraggio sorprendente e soffice… |
“Il volo fu breve e l’atterraggio sorprendente e soffice per una massa come la sua.
Pochi istanti e stava già caracollando all’interno del bosco rado per iniziare un’altra giornata di caccia e di vagabondaggi”(**).
La parte laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio, Molise (P.N.A.L.M.), meno estesa di quella abruzzese, comprende territori incantevoli, valli verdi e boscose pettinate da torrenti, trapuntate da laghetti naturali e artificiali e montagne appenniniche come la catena delle Mainarde, superbe nelle bianche cime di dolomia, quasi inimmaginabile per noi a causa del richiamo geologico e morfologico con le Dolomiti.
Altre zone, meno selvagge di quelle abruzzesi e molisane, portano tracce evidenti dell’evoluzione del lavoro compiuta nei secoli dall’uomo nel suo sforzo continuo di integrazione con l’ambiente naturale, ma anche nella sua dura lotta contro la miseria, per la sopravvivenza e il progresso familiare e sociale.
Dalla balconata di Picinisco si riesce a distendere e a spingere lo sguardo su tutta la campagna collinare della sottostante Valle di Comino, qua un opificio, lì gli antichi molini Di Vito che fanno percepire la storia e la civiltà del lavoro che l’hanno caratterizzata nei secoli prima ancora delle grandi emigrazioni in Inghilterra, in Belgio e in Irlanda. Sopra il paese l’ambiente (Il parco floristico) è intatto, tutto boscoso e prativo, un territorio dentro i confini del parco, protetto e dove i processi naturali si evolvono liberamente e gli interventi dell’uomo devono essere rigorosamente compatibili con la funzione del “Parco Nazionale”. Nella valle sottostante il paese, in quota inferiore ai 700 metri, i boschi si diradano in parte per far spazio via via ai seminativi, ai rari uliveti e ai vigneti… La vista punta ora lontano verso ovest sopra sei ordini di colline e di montagne e va oltre penetrando tra le nuvole per 60 Km.
I giorni dei flussi oranti, dei pellegrini a piedi diretti in Valle di Canneto, all’antico Santuario eretto dopo una supposta apparizione della Vergine ad una pastorella, oltre settecento anni fa, si sono ormai consumati.
I sentieri sono tornati silenziosi, regno nella più ampia disponibilità degli animali del Parco.
Le aquile reali nidificano su un’alta guglia di roccia, alla Gaudì, della Meta, più sotto i falchi anche loro… pellegrini.
Un grande orso bruno marsicano si sveglia per iniziare la sua giornata di caccia e di vagabondaggi. Peccato sia inseguito da…
E’ il romanzo avvincente, tra natura e avventura, che vede protagonista in quest’ambiente dove lavora per aiutarlo e, talvolta, per salvargli la vita un guardiaparco, Andreas.
“Un mestiere difficile, duro, complesso, ma certamente entusiasmante e ricco di soddisfazioni, dichiara il dott. Aldo Di Benedetto direttore del P.N.A.L.M., che per alcuni poveri di spirito, magari troppo presi nel vortice frenetico della vita moderna, può sembrare senza senso”. Ma chi ogni giorno assiste al miracolo della natura, chi sa apprezzarne aspetti che, a prima vista, possono sembrare magari insignificanti come ad esempio lo sbocciare di un botton d’oro (trollius), di una genziana blu (gentiana dinarica), di un’orchide rossa-fucsia o il correre leggiadro di un camoscio tra le rupi o di un cervo rosso sfuggente tra gli alberi (*), sa che la vera ricchezza è questa…
“Un guardiaparco, in prima persona sa che questa ricchezza va salvaguardata ad ogni costo” dice Di Benedetto..
Ora questo lavoro “silenzioso”, per la prima volta, viene raccontato al pubblico (**)…
E questi testimoni dell’equilibrio naturale del versante laziale del Parco, neanche tanto conosciuti ma comunque da noi sinceramente apprezzati, sono Luca, Walter, Lorenzo, Gabriele, Tommaso, Ippolito e il loro responsabile Pasqualino Leone.
Sono i sette che fanno uno dei lavori più interessanti ed educativi del mondo, appunto, quello di guardiaparco.
A loro si aggiungono i quattro colleghi impegnati nel servizio di accoglienza dei turisti in alcune porte del Parco e che sono Gerardo, Loredana, Maria e Cinzia Tartaglia, la loro coordinatrice.
Questi sorveglianti, sacerdoti e sacerdotesse dell’armonia e della bellezza della natura, fanno tutti capo ad Alvito, la loro sede (tel. 0776.513032) ove c’è, oltre agli uffici, il centro-informazioni, un centro didattico e un piccolo museo. A San Donato Val di Comino il guardiaparco vi guiderà nei percorsi di un Museo della Geologia; a Picinisco, dove un tempo funzionava un interessantissimo e originale Museo della Notte nel Parco che si dovrebbe pensare seriamente di ripristinare se si vogliono attirare le scolaresche, Gerardo Gallozzi vi illustrerà i mille sentieri che si sgomitolano e le infinite sorprese nascoste nei 36 Kmq. di riserva naturale compresi nel territorio del comune. Il nucleo medioevale di Picinisco riposa tra il bosco e il grazioso lago di Grottacampanaro ai piedi dell’altopiano dei Prati di Mezzo, ormai ridotto, purtroppo, ad un ectoplasma con pregiudizievole danno per il microclima, che si era venuto costituendo da cinquant’anni, a causa di una dissennata politica industriale dell’Enel degli ultimi anni che l’ha indotta ad aprire la diga e a disperdere le acque del bacino del Melfa disinteressandosi della produttività dell’impianto idrico e del vincolo ambientale.
Sono zone sempre belle, queste, e da riscoprire anche per me che batto le loro piste da oltre trent’anni, zone poco frequentate nella gran parte dell’anno e che proprio per questo conservano un indescrivibile fascino naturale e quel perduto richiamo anche spirituale che già mi ispirò i versi de “I silenzi del Parco”. (***)
Alle persone che gli ho inviato Gerardo ha saputo proporre escursioni alla loro portata, e su misura del tempo disponibile, che le hanno indirizzate sulla Meta o sulla cresta del Monte Altare, altre invece verso il confine con il Molise nelle alte quote del Monte Cavallo e del Monte Forcellone.
A me è bastato, e la guardiaparco Luca Fabrizio (in foto) cui ho affidato qualche volta i miei alunni di Latina lo sa, immergermi in una distesa riposante di faggi accarezzata dai filtri del sole e poi apprezzare il punto, finalmente ben attrezzato, del ristoro di Prati di Mezzo che mio suocero, Emilio Pirri guardia del Corpo forestale dello Stato, ha contribuito tanti anni fa a forestare tutt’intorno alla casermetta.
Ma non è solo per questo che amo con l’anima questi posti dove un frequente tramonto mozzafiato è la più grande poesia mai scritta.
Il Punto del Parco ha lavorato bene in questa piazzetta, come mi risulta nelle altre.
Gli operatori hanno informato, orientato, guidato molte persone italiane e straniere, viaggiatori giunti al seguito di buone motivazione o forse per caso fin quassù.
Lo posso attestare, direttore Di Benedetto.
Così vorrei proprio augurarmi ora che, magari soltanto per l’effetto di una prevalente e stringente logica economica di costi-benefici, questi Punti non avessero a chiudere le loro porte, sia pure solo per l’inverno.
Il sindaco di Picinisco, ing. Giancarlo Ferrera che provvede all’affitto dei locali, da me interpellato questa mattina ne ha auspicato anche lui il mantenimento, consapevole che la buona politica del Parco non deve mandare in sofferenza nessuno ma, semmai, continuare a migliorarsi mantenendo, valorizzando e implementando quel che già esiste.
© Sergio Andreatta(*) Mamma cerva e figlioletto, sono imbalsamazioni presenti all’interno del Punto Parco di Picinisco.
(**) Giuseppe Paone, I due giorni dell’orso, romanzo, Psiche e Aurora editore, San Donato Val di Comino (FR), maggio 2006.
(***) Sergio Andreatta, “I silenzi del Parco”, 1989. Ne sarà riproposto un frammento su questo stesso sito web nei prossimi giorni nella Rubrica “Narrativa e Poesia”. In www.telefree.it sono consultabili, inoltre, numerosi altri miei articoli, news e poesie su Picinisco e i dintorni del PNALM. |
di: Sergio Andreatta |
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