Crolla, Pacitti, Pia, Andreucci, Capocci & C. … | ||
Insieme al “Pastorizia in Festival” per la D.O.P. del pecorino piciniscano. | ||
Picinisco: di Sergio Andreatta Storiche famiglie nella Terra dei pastori, degli emigranti e degli… scrittori-poeti. |
||
Crolla, Pia, Pacitti, Andreucci, Capocci della Liscia e altri, (nel ’50 c’erano oltre 40.000 i capi al pascolo contro i 5.000 attuali, mentre alcuni ceppi familiari di secolare tradizione hanno dismesso nel frattempo l’attività), non sono soltanto ataviche famiglie di pastori, di caprari di Picinisco e del suo hinterland montano ma vere e proprie dinastie di famiglie con ricche diramazioni ormai anche all’estero, soprattutto in Scozia. Ma, come scriveva l’antropologo Ernesto De Martino:”Solo chi ha un villaggio nella memoria può essere davvero cittadino del mondo” per cui ogni anno ad agosto, per la Madonna del Canneto, ritornano puntualmente, sia per nostalgia dei luoghi natii sia per dimostrazione, grazie alle costosissime auto che pilotano, del nuovo status symbol economico guadagnato in Inghilterra. ” Villaggio della memoria”, questo rappresenta esattamente Picinisco per la rete dei piciniscani nel mondo. Ma sono, ora, i pastori rimasti, i veri epigoni, i continuatori di una civiltà pastorale ereditata dai loro avi, gli interpreti più autentici, non solo di una pia intenzione, ma di un vero e proprio progetto imprenditoriale, molto interessante e che si sta attualizzando, che contempla il rilancio economico del settore agro-pastorale con il sostegno del Comune, del G.A.L. (Gruppo di Azione Locale presieduto dall’arch.Loreto Policella) (*), della Regione Lazio e di altre forze, con la collaborazione del presidio Slow Food, che punta spedito al conseguimento della D.O.P. per il famoso pecorino piciniscano. E del resto la tradizione a farlo è sempre esistita da queste parti, fin dall’antichità quando la pastorizia era l’unica fonte di sicuro sostentamento familiare e di economia. Terra di pastori ed emigranti, quindi, cui si è aggiunto più recentemente una schiera di novelli scrittori-poeti, tra cui mi annovero, per quell’aspetto della civiltà non direttamente di lavoro che faccia dire “non di sola pastorizia vive il piciniscano”. E pare così, ma forse è solo ricerca di una mitologia nativa, che fosse consuetudine far pecorino già presso i Sanniti insediati su queste roccaforti di Aquilonia prima di venire soggiogati dai Romani nel corso delle famose tre battaglie della piana di Campo Trivolte presso Colleposta, nel 461 dalla fondazione di Roma, eventi bellici già descritti da Tito Livio (10, 38-45). Del pecorino piciniscano se ne rintracciano indizi certi nel medioevo, nel 1137 con Lotario III tra le carte degli archivi dell’Abbazia di Cassino e nel XIII secolo, fino ai documenti del più recente censimento disposto dal napoleonico gen. Murat quando le forme valevano come preziosa ed insostituibile “moneta di scambio”. Pecorino famoso per il gusto, la particolare sapidità dovuta al clima e, soprattutto, essenzialmente agli incontaminati pascoli di altura dei Prati di Mezzo, sulle Mainarde nel cuore del versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo di cui Picinisco, per estensione in Kmq., è da ritenersi a pieno titolo una capitale. La rigorosa istruttoria politica e tecnica per la D.O.P. ha quasi completato, ormai, il suo iter. Il sindaco di Picinisco, ing. Giancarlo Ferrera, sarà tra poco al Ministero a Roma dove riceverà il passi per Bruxelles. Siamo, allora, in dirittura di arrivo. Ma fondamentale sarà, poi, che tutti i produttori locali del latte pecorino rispettino senza deroghe il “disciplinare” approvato, “conditio sine qua non” per ottenere e mantenere un prodotto di alta qualità di cui i nuovi canali di commercializzazione saranno deputati a decretarne soltanto un nuovo successo presso una più vasta platea di consumatori, negli ultimi anni divenuti anche più esigenti in fatto di alimentazione e di formaggi nello specifico. E senza un monitoraggio costante e il controllo sul campo della filiera non si può sperare di mantenere a lungo ciò che si sarà guadagnato con i buoni uffici e con una certificazione comunitaria che avalla l’inserimento nell’Atlante dei prodotti tipici del Ministero dell’Ambiente e nell’Elenco dei prodotti tipici della Regione Lazio. La D.O.P. prevede, infatti, un sistema di controlli con ispezioni alle aziende, controlli a sorpresa a garanzia della produzione e a tutela della salute del consumatore (Regolamento CEE n. 2092 /’91). Speriamo, così, che le gloriose dinastie pastorali piciniscane sappiano rinunciare un po’ alle proprie visioni e alle proprie particolarità individualistiche, alle loro storie diacroniche antiche e ristrette di ferrea concorrenza per i pascoli migliori, per un interesse consorziato di più vasto orizzonte e di superiore portata nel comune interesse. Il nuovo processo imprenditoriale esige un metodo innovativo nelle procedure condivise di trattamento del latte, prevede essenzialmente una grammatica di costante cooperazione perché, parafrasando un famoso verso di Guillaume Apollinaire, si potrebbe altrimenti dire che “Mutevole è il successo non meno dell’acqua del Melfa”. E del resto questo discorso vale anche per la “marzolina” dal latte di capra di cui, in collaborazione con Slow food e Coop Italia, è stato costituito un presidio. La morale non è nuova perché è risaputo che, solo e sempre, attraverso un costante impegno comunitario e integrato “in sinergia” si raggiunge e si mantiene un alto livello di successo, anche economico. Il tema è stato sviscerato alcuni giorni fa a Picinisco nell’ambito del “Pastorizia in festival”, nel 2006 ormai alla sua V edizione, e più precisamente sui tavoli del Convegno de “Le Vie della Transumanza” cui ha partecipato lo stesso presidente dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone, dott. Francesco Scalia, e del Laboratorio del Gusto per “Il pecorino di Picinisco” di cui il vecchio appellativo di “famoso in tutto il mondo” non sembra eccessivo e gratuito per chi davvero dimostra di sapersene intendere. Sergio Andreatta, 14/08/2006(*) I G.A.L. sono associazioni nate dal programma europeo Leader per sostenere i territori rurali con scarsa densità di popolazione e un’economia marginale. Operano in tutta Europa per un modello di sviluppo partecipato, attraverso una sistematica collaborazione fra enti pubblici (enti comunali e sovracomunali) e soggetti privati (associazioni), per la valorizzazione delle identità locali, l’innovazione e la qualificazione delle risorse umane. Il G.A.L. Versante Laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo (400 kmq., 90.000 abitanti) dopo Leader II ha attualmente in attuazione il programma Leader Plus. “Terra dei talenti” è il Piano di Sviluppo Locale che attraverso la realizzazione di macroprogetti tematici si propone di trasformare il patrimonio di attrattive del Territorio in patrimonio di “risorse in grado di generare reddito”. |
||
di: Sergio Andreatta |
Questa news proviene da: http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=32505