23rd Gen, 2013

Valentin Timofte. La tomba abbandonata di un grande artista

Valentin Timofte (f.to Sergio Andreatta)

“Non vive ei forse anche sotterra, … ?”

Un appello agli amici e ai suoi estimatori: proviamo a risollevare dal degrado la sua tomba.

__www.andreatta.it__p=8823

VALENTIN TIMOFTE,

artista (come lui stesso amava definirsi) e pittore rumeno, grande spirito libertario, esule, più che semplice profugo, a Latina dopo esser sfuggito dal confine e dalla linea dell’invalicabile del regime comunista di Nicolae Ceaușescu, vent’anni fa poteva contare nella città pontina tanti amici. Per un certo periodo è anche vissuto nel furore della creazione artistica tra le querce secolari e i castagni della villa del sen. A. Finestra a Sezze, sopra Crocemoschitto. Dal 2005 è seppellito in una fossa nel Cimitero comunale di Latina, città dove è morto prematuramente per un tumore nell’inverno dello stesso anno. Nella Commemorazione dei Defunti visito la sua tomba e porto un fiore tra quelli che a lui piaceva tanto curare sul balcone dell’appartamentino-studio di Via Garibaldi, questa volta un ciclamino rosso.

La prima volta, è non è l’invenzione di una leggenda, la sua tomba mi fu indicata da una colomba bianca, colomba indifesa come era e come si rappresentava simbolicamente lui stesso nel suo anelante spirito di libertà.

Valentin Timofte, tomba (2.11.2012)

 

La vigilia di Natale, il 24 dicembre 1989, era a casa mia e commentavamo insieme davanti al caminetto acceso gli urgenti fremiti di rivoluzione che da qualche ora avevano investito il suo paese, portando il giorno dopo alla condanna a morte del dittatore… Ora sembra che non gli sia rimasto nessuno dei tanti amici di un tempo, amici che per un pezzo di pane o una promessa di promozione erano capaci di portarsi via una sua pregevole tela impressa da quel suo caratteristico e inconfondibile stile che risentiva della sua cultura all’Accademia di Bucarest, della sua sensibilità particolare, della sua ricerca tecno-artistica continua e sempre inappagata, dei suoi ermetici simbolismi, delle sue peregrine odissee in cerca di una casa o di qualcuno. Nello stupore di un bambino… Tutti, ora, sembrano essersi dimenticati di lui. La croce di legno posta sulla sua tomba è caduta, marcita al piede e giace stesa longitudinalmente. Molti lo hanno sfruttato e troppo presto dimenticato. Un caso puro mi aveva portato alla sua conoscenza una sera sulla strada dell’EUR, due sagome scure sul ponte sopra il laghetto, lui e un’altra pittrice polacca Puça Chelm, sua compagna, che facevano l’autosop a causa di uno sciopero selvaggio dei pullman. Sarebbero rientrati a casa con me. E così, solo per questa sorte, siamo diventati amici. L’ho frequentato a lungo, aiutato come potevo, mi cercava spesso a casa o in Via Sezze 25, presso la direzione didattica, quando aveva bisogno e spesso l’aveva. Talvolta gli ho fatto provare il clima della vita della comunità scolastica con grande partecipazione, gioia e interesse dei ragazzi stupiti davanti alle singolari fantasie cromatiche delle sue tele. Bambino entusiasta tra i bambini. E una sua grande tela, la reinvenzione di un mito greco antico, è rimasta per molto tempo appesa nella parete centrale dell’Aula Pacis.

Valentin Timofte, mito (particolare)
 

Con spirito di aiuto, nella sua continua lotta per una sopravvienza dignitosa, gli ho cercato lavori per conto di committenti privati ed enti. Ma le sue pitture si trovavano già allora in diverse case private, in diversi edifici pubblici di Latina ma anche del Nord d’Italia, una grande tela in un palazzo dell’Amministrazione provinciale di Latina in Via Umberto I e un ciclo nella Chiesa di S. Francesco (Il Cantico delle creature in 8 visioni e altro). A Latina, da qualche parte su un paese dei Lepini, anche lui pittore, dovrebbe essere tornato a vivere il gemello ma non sappiamo in quali condizioni nè se sia in grado di poter provvedere lui stesso al degrado della tomba. Vorrei lanciare, così, un APPELLO tra chi l’ha conosciuto e, in qualche modo, apprezzato o frequentato: vogliamo provare a  risistemargli dignitosamente noi quella croce? “… / Non vive ei forse anche sotterra, quando / gli sarà muta l’armonia del giorno, / se può destarla con soavi cure / nella mente dei suoi?… “ (Ugo Foscolo, Dei Sepolcri). © – Sergio Andreatta (644), per contatti su facebook e twitter.

(Segue nei prossimi giorni un altro articolo su di lui e la sua arte non soltanto pittorica).

I Commenti sono chiusi.

Categorie