19th Gen, 2006

Writer a Latina (II)

Writer a Latina

Città invasa da scritte-spray di ogni tipo, stile e dimensione.

Espressione grafica estemporanea, e anche un po’ clandestina, d’arte, di emersione della propria personalità, del proprio pensiero, del desiderio di autoaffermazione, di una protesta specifica o di un ribellismo giovanile generalizzato? E chi è il fantomatico”Wop 71?”.  (I) … Non c’è muro di cinta, parete, colonna, portico, recinzione di stadio o di una scuola, non c’è fontana, panchina o monumento che non porti impresso a Latina il messaggio o la firma di un writer…(II) I tanti giovani insoddisfatti e disoccupati, e non solo quelli del locale liceo artistico, ritenevano gli spazi del muro di cinta dell’oratorio San Marco e quei messaggi, troppo politicamente corretti, non di sufficiente rottura, troppo regolari nei canoni espressivi e comunicativi, quasi istituzionali e, quindi, già in partenza sminuiti, se non deprivati di originalità, di una certa carica pubblicitaria autentica cercata e che si voleva affermare e, così, lentamente, la città giovanile, ribelle, sotterranea, nelle reti spontanee e nei singoli, ha cominciato a rivendicare propri spazi creativi non assegnati, a ricercare proprie, nuove forme alternative, quasi a dire: “Noi ci siamo! Potete anche non vederci ma… noi ci siamo, esistiamo e questo è anche un nostro modo di apparire”.Alcune di queste scritte-manifesto per cercare una visibilità di eccellenza e una durata non effimera sono andate anche ad inerpicarsi, come certi babbi natale sui balconi, su per le alte pareti degli edifici, quasi fossero scritte segnate, incise o dipinte dall’alto di scale o da sopra trabattelli. Ma, forse, sono gli angeli ribelli, dotati di ali, quelli che nella notte pontina, spesso alle prime ore dell’alba come qualche giorno fa, vanno a scrivere i loro annunzi sugli alti muri. Tra i posti di più intensa e concentrata comunicazione dei writer, quasi loro significativo luogo simbolico, c’è via Oreste Leonardi dove sono imbrattate le pareti di un palazzo della Provincia, ma anche lo stesso Palacultura, e lungo Via R.Fratini sui muri dei capannoni dell’ex Consorzio Agrario ancora in cerca di una nuova vocazione.Un altro luogo altamente simbolico per tutti ma anche per la creatività, in realtà per lo più deturpante e annunciatrice di degrado, dei graffitari è la zona dei portici dell’Intendenza di finanza. Siamo in Piazza del Popolo, Signori, il cuore stesso della nostra polis, e quelle scritte lì sembrano volerci dire: “Vi colpiamo al cuore! Nessuno ci fermerà!?”Così qualcuno si preoccupa per i monumenti, anche quelli più rappresentativi. Il giorno della provvisoria collocazione del Seminatore nell’atrio del Palazzo dell’Agricoltura il sindaco, on.le Vincenzo Zaccheo, lanciava un referendum per la sua collocazione definitiva ma nello stesso tempo si confessava preoccupato da questo fenomeno crescente e inarrestabile, tenace nel deturpamento delle qualità estetiche cittadine.Dello stesso avviso l’assessore Maurizio Guercio, titolare dell’estetismo urbano.Scritte e comunicati irradiano, poi, i loro anche temuti contenuti, spesso “politically s-correct”. I messaggi, certamente più liberi alcuni che creativi, vanno dall’affermazione dell’orgoglio gay e lesbico, all’amore romantico con la A maiuscola, a quello fruitivi dello “scopa e fuggi”, a quelli di denuncia del personaggio politico (pluribersagliato Berlusconi), di repulsa del presidente della squadra di calcio. Messaggi chiari come:“Sciarretta vattene, Latina ti schifa”, oppure (gli eredi del Kossiga, dove le ss erano croci uncinate) con “Pisanu boia”, di proclamazione “I fascisti non conoscono le droghe”, o “Insabato libero!”, di odio del sistema “Un mercoledì da Liboni! Latina fa Bum”, frequentemente sono di tono ecologista “Più balene, meno sushi”, di rifiuto della propria matrice ambientale “Siamo a Latrina” e c’è anche chi vorrebbe vivere in velocità e leggerezza così “Birra, sesso e òi” cioè dolori (quasi istantanea forma di resipiscenza ma un lettore mi corregge e mi dice che l’interpretazione va più giustamente riferita alla musica skinheads. Grazie, convengo), chi scova suggestioni nella letteratura “Leopardi gay” trascurando Leonardo o tanti altri notissimi suoi consimili come Giulio Cesare che passa per macho e, invece, era notoriamente bisex secondo il gossip dei legionari del De Bello Gallico, e Vasco che musicalmente piace ma diventa un “Vasco tossico” e c’è anche chi si firma, ma in maniera criptica, e manda chissà quali segnali…Sergio Andreatta,© 9.01.2006, (II/III – continua)  

 

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