17th Giu, 2013

L’addio a un Vescovo

Mons. Giuseppe Petrocchi, dal 1998 vescovo di Latina-Terracina-Sezze e Priverno.

Da un vescovo giovane e colto ci saremmo aspettati più attenzione ai problemi della nostra parrocchia (S. Chiara di Latina).

(Appena arrivato a Latina, da dirigente scolastico, lo avevo invitato a visitare le Scuole del IV Circolo didattico, tra l’altro benedette da Giovanni Paolo II nel corso della sua visista a Latina del 1991, ma ho atteso invano, per 15 anni, che ciò avvenisse diversamente da quanto faceva il suo predecessore, mons. Domenico Pecile, che veniva spesso a intrattenersi con i bambini e con i ragazzi. Eppure la distanza tra le due istituzioni è minima, dirimpettai l’un l’altro in Via Sezze).

Il Vescovo Giuseppe Petrocchi, dopo 15 anni di mandato nella Chiesa Pontina, viene trasferito come ordinario a L’Aquila ove trova come ausiliare mons. Giovanni D’Ercole, orionino, con cui ho vissuto insieme in istituto e studiato nella stessa classe per 5 anni. La formalizzazione di tale spostamento avviene in questi giorni ma già erano filtrate indiscrezioni negli ultimi tempi e ora anche non-unanimi commenti sull’operato del Vescovo tra chi, nella cerchia, gli fa il panegirico e chi, nel mondo laico-civile, se non lo contesta pro bono ecclesiae, pure lo critica per certe sue esposizioni politiche. (Leggi tutto) >

Tanto bravo nelle prediche, apprezzato infatti il professore nella sua “lectio divina”, ma peserebbe nel giudizio complessivo la noncuranza con cui avrebbe trattato alcuni annosi problemi come, ma può essere questo solo un mio parere, l’inadeguatezza metodologica dimostrata da alcuni insegnanti di IRC nella scuola pubblica che, in qualità di decano dei dirigenti scolastici italiani, non potevo non segnalargli o come il pericoloso e invadente diffondersi in città, anche collateralmente ad alcune chiese, di una setta di origine brasiliana come la Pro-Vida. In entrambi i casi le mie relazioni non hanno avuto riscontri, salvo richiesta di copia della seconda (uno studio), esattamente cinque anni dopo. E, tuttavia, il mio personale giudizio, per quel poco o niente che conta, è soprattutto critico sul disinteresse manifestato per la costruzione della Chiesa di S. Chiara, tutt’ora di precario riferimento religioso per carenza di adeguate strutture, giacchè è ospitata in un piccolo capannone anche pericolosamente ricoperto da lastre di amianto.

Latina, Chiesa di S. Chiara (2003)

E così dopo tanti decenni di deluse attese i fedeli hanno finito col percepire come  una, tra l’altro incomprensibile, punizione questa grave disattenzione.  Al contrario, con modalità che sono apparse irrifiutabili, per la costruzione di una Curia fastosa e ben oltre ogni misura di necessità, sono state incamerate le sostanziose offerte dei parrocchiani pro erigenda ecclesia. La lista delle priorità nelle edificazioni stilata dal Vescovo (Curia, S. Valentino, Stella Maris, Olmobello, S. Chiara, per ultima, … quando sarà) denota ingiustificata arbitrarietà, se non altro, per aver anteposto la onerosa costruzione (con dotazione  di chiostro e di altri edifici superflui) della Stella Maris a Capoportiere (neanche 200 fedeli) alla Chiesa di S. Chiara (6500 fedeli). Poi “… se nel nostro cuore e negli ambienti che frequentiamo, la carità languisce e la comunione vacilla o si spegne…* può essere perchè insufficiente risulta, oltre la nostra fedeltà, la cura dovuta dai pastori.  E non ci ha esortato, proprio il 4 giugno scorso, il papa Francesco, dalla Cappella della Domus Santa Marta,  a non usare da cristiani “un linguaggio politicamente corretto”, un linguaggio “socialmente educato”, incline all’ipocrisia, ma a farci portavoce della “verità del Vangelo con la stessa trasparenza dei bambini”. L’idea accentratrice che un Vescovo, nel merito della citata questione (Lista delle priorità), non debba infatti render conto del suo operato ai cittadini, che pure finanziano le opere della Chiesa con il loro 8%° sulla Dichiarazione dei Redditi, è davvero antistorica e non più facilmente digeribile. La decisione di promuovere S. Chiara è venuta così soltanto in zona Cesarini. Tale buona notizia è da considerarsi, tuttavia, ancora solo come virtuale… Nella logica pauperistica corrente, attenta agli ultimi, agli emarginati, alle periferie esistenziali e culturali di papa Francesco, potrebbe, pertanto, non sembrare impertinente una considerazione da “promoveatur ut amoveatur”. Altri legherebbe, invece, il suo trasferimento a L’Aquila dalle chiese terremotate, non tanto a particolari meriti, quanto alle sue riconosciute capacità manageriali in funzione di una ricostruzione… Si apprestano, intanto, corriere di accompagnamento il 7 luglio giorno dell’insediamento in Abruzzo e proposte di gemellaggio fra le due diocesi, anche perchè mons. Petrocchi “donec aliter provideatur”, fino a nomina del suo successore, continuerà a rimanere amministratore pro tempore della diocesi pontina. La cerimonia di consacrazione arcivescovile avverrà nella Basilica vaticana nel rispetto della protocollare tradizione liturgica il prossimo 29 giugno, festa di S. Pietro.

Sulla Pagina Facebook della Diocesi Pontina (in seguito chiusa) e sulla Pagina del mio Diario personale (su cui sono apparsi diversi altri commenti di sconforto per la perdurante inerzia) pubblicavo il 15.05.2013 (ancora una volta) il seguente lancio: (leggi tutto)

Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno

  • POST RECENTI

  • Sergio Andreatta  (15.05.2013)
    Ogni volta che passo vicino alla fastosa Curia
  •  di Latina mi chiedo se è questo lo spirito del
  • Vaticano II e di Papa Francesco. Non sarebbe
  •  stato meglio non contrarre debiti ed edificare
  •  una Curia più a misura delle effettive necessità
  •  attuali e prossime e dedicarsi un pò di più anche
  •  alle necessità delle parrocchie? SANTA CHIARA,
  •  ridotta in un malagevole capannone ricoperto
  •  di lastre di amianto, aspetta da 50 anni la sua chiesa.
  •  Eppure ha 6500 (virtuali, non so se anche virtuosi)
  •  parrocchiani e sono stati anche raccolti dei soldi
  • nelle passate due generazioni. Quando ho chiesto
  • qui “Che peccato abbiamo noi commesso per questa
  •  trascuratezza?” nessuno ha saputo rispondermi.
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· Non seguire più il postSegui post · Condividi · 19 ore fa nei pressi di Roma

Don Patrizio Di Pinto Non credo che non abbiano saputo risponderti. Bisogna vedere se vale la pena rispondere alle stupidaggini che scrivi. Dimmi soltanto quanti debiti ha la diocesi per aver costruito la curia e poi ti rispondo

Sergio Andreatta Stupidaggine è la tua risposta. Non voglio addentrarmi nello specifico. Potrei cominciare col dirti, e con esattezza matematica, quante centinaia di milioni sono stati dirottati dalla nostra parrocchia alla costruzione della Curia. O ne sei disinformato o fai finta di non saperlo. Non era meglio fare una Curia su misura (giusto farla) e provvedere alla costruzione della Chiesa di S. Chiara? So che le offerte dei fedeli sono oblazioni ma non si possono, comunque, distogliere dal fine per cui sono state donate tra cui anche da me e dalla mia famiglia. Mi spiace, ma sei in malafede.

Sergio Andreatta In quanto ai debiti di molte Curie italiane, a cominciare da quella di Terni, leggi il servizio su L’Espresso e il condensato su Il Venerdì.

Don Patrizio Di Pinto Citi l’Espresso come se citassi il Vangelo. Siccome l’ha detto l’Espresso allora è vero. È continui a dire sciocchezze sapendo di dirle

Sergio Andreatta La tua risposta è purtroppo scontata, l’avevo messa in conto. Tu sai benissimo che, prima di Ireneo di Lione, i Vangeli erano ben più di quattro. Non so, quindi, a quale tu ti voglia precisamente riferire in questo caso. Non mi interessano i bilanci della Curia, seppure anche lo IOR, per la trasparenza, pubblicherà tra poco i suoi su internet. Mi interessano, invece, ben più parole di Verità, Giustizia, Bellezza e Amore (altro che “stupidaggini e sciocchezze” sempre pronti ad attribuirle ad altri) e credo di sapere anche dove trovarle. A me e a tantissimi fedeli del Quartiere Latina Est interessa fortemente la costruzione della chiesa parrocchiale che, senza motivi, viene rinviata sine die ormai da cinquant’anni. Quanti fedeli si sono allontanati per questo? Quanti Comitati Pro erigenda Ecclesia si sono dissolti nel frattempo? Non ci si può più sottrarre, evasivamente, non dando giuste risposte alle attese. Altrimenti si lascia spazio ai pensieri arbitrari e alle falsificazioni. Su questo ne convieni almeno?

Sergio Andreatta «Quando un prete, un vescovo va dietro ai soldi, il popolo non lo ama e quello è un segno. Ma lui stesso finisce male…».

 

* Da un passo del suo Messaggio alla Diocesi per la Pasqua 2013.

Questo articolo è già stato pubblicato, ma come nota in calce ad altro, il 5.06.2013.

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