12th Ago, 2013

Quando le pietre di un piccolo mondo antico tornano a parlare

Quando le pietre di un piccolo mondo antico tornano a parlare.

A I Ciacca, antico borgo rurale di Picinisco, rinasce una barbatella di speranza.

di  Sergio Andreatta  __www.andreatta.it__p=9647

I Ciacca di Picinisco

Eccoci a I Ciacca nel cuore del più bel paesaggio toscano immaginabile, nel cuore della Ciociaria citeriore, appena sopra Atina in Val di Comino. In questo borghetto in comune di Picinisco, abbandonato da più di una generazione, non ci arriveresti mai se non per invito dell’attuale unico proprietario, l’avvocato scozzese Cesidio Di Ciacca. Il paesaggio collinare che si spalma tutt’intorno è dolce, qui, a 600 m. s.l.m., la nuance di verdi fino ai più vividi anche in piena estate ti rapisce, una visione idillica che richiama pitture di pastori e poesia bucolica, ed è anche per questo forse che, seppure in pieno inverno, arrivò da queste parti nel 1919, accompagnato dall’amante Frida, il grande scrittore D.H.Lawrence. E solo qui, il pittore-scrittore londinese, avrebbe potuto riprendere l’ispirazione e completare l’intensa storia d’amore di “The lost girl”. A molti dei presenti, con educate intonazioni inglesi e scozzesi, il genius loci richiama prevalentemente il linguaggio della nostalgia affettiva, delle radici defedate e perdute nella successione delle generazioni e che pure i familiari ritrovati non stentano a ricostruire insieme passandosi tra le mani fotografie sbiadite dalla caduta del tempo.

I Ciacca di Picinisco

Quando arrivo saluto con una stretta di mano il cordiale Cesidio in attesa degli ospiti: “Ecco, un’altra Picinisco dai mille panorami”, “In questo momento di crisi, Sergio, ho voluto coltivare, soprattutto, un’idea di speranza per i giovani del paese”. Più di un’apostolica speranza. Cesidio Di Ciacca  ha già investito notevoli risorse finanziarie nel particolare restauro di una caserma nel centro storico di Picinisco ricavandone l’originale albergo “Sotto le Stelle”  per una proposta di ospitalità assolutamente indimenticabile*. Alle 9, nel cortile centrale di questo singolare grumo di case, abitato fino a quarant’anni fa da cinque nuclei familiari, due di Di Ciacca, due di Cucchi e uno di  Valente, ha inizio la messa concelebrata da mons. Dionigi Antonelli e dal rettore del santuario della Madonna di Canneto, anche parroco di Picinisco, l’abate Antonio Molle. Si dice che ogni impresa deve assicurarsi la benedizione del cielo. E non si fa sfuggire l’occasione di ricordarlo, durante l’omelia, il dott. Dionigi Antonelli, autore di molti libri di storia locale, che nel suo veloce excursus parte dalla ritualistica latina per concludere, prima dell’augurio finale dispensato sulle teste dei presenti con un rametto di ulivo irrorato di acqua santa, con un fugace richiamo ai riti delle rogazioni. O Madre Terra, qui riecheggiano le invocazioni del culto primordiale e sempre attuale alla coscienza ecologista. Qui oggi sono presenti “… simboli … più evidenti e più importanti di quel che pensiamo” come ha scritto Kahlil Gibran**. Ma senza lo sguardo benigno della deità, tra cielo e terra, nulla sarebbe possibile. E, senza il provvido sorriso di Dio, il progetto di Cesidio, che piano piano sta diventando il sogno condiviso da un’intera Comunità, chissà…? I Ciacca, Di Ciacca: sarà nato prima il toponimo o il cognome della gens, famiglia pure presente nei registri dei battesimi della Collegiata di S. Lorenzo da molti secoli? Rimane il dubbio ma nella mia ipotesi propenderei per una precedenza etimologica da attribuire all’attività di allevamento di suini, quindi alla località – così e per questo – contrassegnata (toponimo) e quindi alla necessità di identificazione dei suoi allevatori-abitanti (dove il “Di” genitivo verrebbe dopo l'”I” determinativo). Domani il progetto personale di Cesidio s’incentrerà sul restauro conservativo ma anche funzionale dell’intero borghetto parentale per arrivare a farne una beauty farm, un fitness center, o, come diciamo noi italiofoni, un centro-benessere e Dio solo sa di questi tempi quanto ci sia bisogno di promuovere benessere psico-fisico tra le persone travolte dagli inimmaginabili stress della frenetica vita moderna. Un settimana di sosta per cura del corpo e relax sotto il crinale de Le Sentinelle e sopra l’orizzonte che partendo da Colle Posta si perde molto lontano, potrebbe davvero rappresentare la giusta panacea. Ma questo è il sogno personale di Cesidio, il progetto comunitario, invece, parla già di una Cooperativa “Picinisco in Comunità” appena costituita e che, ancora in fase di lancio, sollecita i molteplici contributi di tutti. L’obiettivo è quello di valorizzare la produzione eno-gastronomica della Valle di Comino che per Picinisco non si ferma solo al culto del famoso pecorino, a freddo di alta montagna, che per le erbe del pascolo e le sue peculiarità di lavorazione, davvero uniche, ha ormai conseguito il DOP in sede di Unione Europea, come ci è stato ricordato proprio in questi giorni di “XII Pastorizia in Festival” ma soprattutto in questo caso il ripristino e la valorizzazione di un antico e autoctono vitigno come il Maturano, bianco, in via di pericolosa estinzione per il catalogo della biodiversità vitivinicola ma anche per la memoria di cantina dei piciniscani.

I Ciacca, Picinisco, 12.08.2013

Dopo la messa, e prima del ricco buffet servito all’aperto, come ben si conviene in qualsiasi posto di campagna, da “Casa Lawrence” e dalla “Locanda di Arturo”, abbiamo potuto assistere dall’alto ai primi movimenti di un escavatore giallo impegnato nello scasso dei sei ettari di terreno da predisporre per la messa a dimora di 20.000 barbatelle di maturano.

I Ciacca di Picinisco, l’inizio dello scasso

E’ solo l’incipit di un movimento, qualcosa di veramente importante, una svolta significativa sottolineata dalla partecipazione della gente che continua ad aderire entrando come socio nella cooperativa. Ma appoggiandosi alla rete delle sue molte conoscenze internazionali Cesidio Di Ciacca conta di commercializzare anche altri prodotti come il cannellino bianco e il cabernet di Atina, i torroni di Alvito, le marmellate (jams) fatte in casa secondo un disciplinare, il miele selezionato di molti cantoni di questa stupenda Valle fiorita. C’è questo clima ideale, favorevole a molti propositi di contrasto dell’abbandono della montagna che quando dolorosamente avviene, desertificandone i paesi, avviene solo perché non si riesce a trovare un lavoro e una prospettiva dignitosa ai giovani che pur vorrebbero rimanere. Mi augurerei una maggiore attenzione da parte dell’U.E. su questi obiettivi di sociologia del lavoro, non lasciando soli i privati nell’intento dei loro percorsi. La varietà di proposte, sostanzialmente per gli amanti di una vita genuina e semplice, i panorami mozzafiato (su cui molto ho scritto in Lovely Picinisco e su Facebook) dovrebbero spingere non solo gli appassionati ma anche gli intelligenti, oltre i semplici e i pellegrini che transitano a migliaia diretti a piedi al Santuario della Madonna di Canneto, a godere più intensamente e a pieno di questo paradiso terrestre senza l’ansia di consumazione turistica di chissà quali mete esotiche. Ed ecco, nelle scale di accesso ad una casa, passati i decenni, si ricostruisce con le stesse presenze un quadretto fotografico parentale. C’è la paesana Rachele Brancatisano di “Un giorno da pecora” (RAI2) ad intervistarle, anche per il Festival delle Storie che si tiene in Valle a fine agosto. Chiedo dove fosse l’acqua, perché senza non si vive, dove l’andassero ad attingere. Clara Di Ciacca mi dice: ”Poco distante, alla sorgente de Il Sambuco!”, acqua fresca e chiara nei terreni di loro proprietà. E ci andavano ad attingerla le giovani con le conche di rame in testa o i giovani con due barili caricati sulla schiena di un asino. Come ogni fonte anche questa era l’occasione per sfuggire al severo controllo dei genitori ed intrecciare storie e amori. Ora Cesidio Di Ciacca introduce me e mons. Dionigi Antonelli negli ambienti più riservati, nelle stanze più ricche di ricordi della sua casa avita nel cuore del povero grumo di case. Don Dionigi, che nel 1944 trascorse qui due mesi durante lo sfollamento per l’occupazione tedesca di Picinisco, s’inginocchia all’improvviso per baciare il polveroso pavimento della cucina in cui fu ospite e Cesidio ancora una volta si commuove. L’aveva fatto la prima volta, vinta ogni inibizione emotiva travolto dai vincoli della nostalgia e da un impeto di amore verso la moglie e i figli e nel delicato pensiero della mamma ad Edimburgo, prendendo la parola al termine della messa. Ci ributtiamo fuori non prima che, maneggiandolo avanti e indietro, don Dionigi possa dissertare questa volta sul “patibolo” della porta e appena usciti si rivolti ancora indietro per indicarci un pertugio in alto nel muro. “Un regio decreto del 1821 autorizzava il capofamiglia – proferisce – a detenere e ostentare un archibugio pronto allo sparo contro i briganti numerosi che infestavano la Terra di Lavoro che si fossero presentati all’uscio di casa”. Penso, perché mi premono dentro, ai tanti valori culturali, architettonici elementari ma anche di antropologia culturale e sociologia del lavoro.

I Ciacca di Picinisco

Lì vicino c’è l’aia dove nell’agosto del 1937, sui ritmi di una fisarmonica impegnata in tarante e saltarelli, si sono incontrati una bella ragazza in vacanza proveniente da Londra ed un giovane e aitante forestale della stazione di Picinisco. Galeotti la musica, il carezzevole sorriso della luna o forse più l’ardore della loro giovinezza, fatto sta che Olga*** (Mancini di Picinisco) ed Emilio (Pirri di Castel S.Angelo) si strinsero per un ballo l’uno all’altra e non si sciolsero più. Dopo due anni di fidanzamento i miei suoceri si sarebbero sposati coronando il loro eterno sogno d’amore.  Quelle che qui si vedono, anche ben disposte secondo una loro logica esistenziale, non sono solo pietre ma sentimenti vivi, nostalgie di un mondo di povertà che non c’è più, sbocchi di emozioni incontenibili per chi può rivivere attraverso le parole di un racconto, come i Di Ciacca qui oggi convenuti anche dall’estero, le vicende in carne e ossa dei propri avi. ©Sergio Andreatta, RIPRODUZIONE RISERVATA 

I Ciacca di Cesidio Di Ciacca

 

* FOOD and TRAVEL dedica un numero monotematico alla Ciociaria: DISCOVER CIOCIARIA, Italy’s best kept secret, con bei servizi e stupende foto di Picinisco, mentore Cesidio Di Ciacca, owner, Sotto le Stelle.

** K. Gibran, Parole sussurrate, Simboli.

*** Durante la celebrazione religiosa sono stati ricordati i defunti Di Ciacca e altri parenti dei presenti annotati su un foglio tra cui Emilio e Olga scomparsa 21 anni fa, singolare coincidenza, proprio in questo giorno.

Sergio Andreatta, I Ciacca

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