5th Ago, 2005

Presepi in Festival. A Picinisco espone Alessio Mancini

A Picinisco espone Alessio Mancini

Presepi in Festival

Nell’ambito della manifestazione “Pastorizia in festival” 2005.

(Picinisco 8/10 agosto, Piazza E.Capocci).

Alessio Mancini, 52 anni, piciniscano, fratello dell’ex sindaco Antonio, forestale in pensione, vive e opera a Sabaudia.

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I primi a scoprire la natività di Gesù, non sono quelli sempre pronti del telegiornale di Berlusconi, sono loro, i pastori. Non è una novità ma il vangelo. Prima dei re magi sapienti e di chiunque altro arrivano subito loro, correndo nella notte, attratti, si dice, da una intensa luce o, forse, più probabilmente dai gemiti di un bambinello appena nato alla vita che non doveva trovarsi proprio lì. “Ma chi è?”. Arrivano trafelati, non pensando neanche a farsi prima quella doccia col bagnoschiuma per noi tanto indispensabile prima di ogni movimento, arrivano semplicemente… accompagnati dal loro acre alone di stallatico, di pecore e di capre. Arrivano, così, … non solo e non tanto per la curiosità di vedere, ma per portare aiuto alla più giovane delle partorienti. Con lei nella grotta-stalla dove hanno trovato precario rifugio per la notte, non c’è una levatrice ma un uomo piuttosto anziano, lo trovano in piedi davanti alla mangiatoia. E’ così impacciato da non saper cosa fare. Ma loro, le pastoresse, no! Loro hanno l’esperienza di molteplici parti e risolvono tutto bene e in fretta. Tutt’intorno aleggia un’atmosfera angelica e una sublime voce interiore, reiterante, udibile solo alle coscienze che la sanno udire, li invita ad avvicinarsi di più, a non aver paura, ad aiutare quella povera famiglia extracomunitaria venuta da lontano, da chissà dove. “Pace in terra agli uomini di buona volontà!”… “Pace!”, non sanno neanche rispondere. Oggi, questa, è diventata una scritta che i bambini includono nei loro presepi, subito sotto la splendida cometa, sopra l’antro o sulla porta della capanna e non ha, anche ai loro occhi impreparati, il valore dell’ insegna che sta sopra la porta di un bar. Non è un’insegna reclame, non si prefigge di vendere alcunché. E’ un messaggio imperituro per la coesistenza pacifica tra i popoli di ogni etnia, cultura e religione. “Pace in terra!”, basta coglierlo il messaggio per adoperarsi alla sua costruzione. E il messaggio è sempre più attuale in un mondo di buona volontà che manca, di varie spinte ai fondamentalismi. Il messaggio non colto da zelanti preti, da politici, da governatori delle banche d’Italia e del mondo, non colto dagli industriali che tirano i remi in barca dopo aver preso i finanziamenti a fondo perduto della Cassa per il Mezzogiorno e chiudono le fabbriche in faccia all’operaio che non sa come mantenere altrimenti la sua famiglia, questo messaggio è colto, invece, dai pastori che nel loro peregrinare hanno visto chissà quante volte l’arcobaleno-alleanza ma nella loro semplicità non ne hanno fatto, incapaci, una bandiera della pace. Pastori dell’antichità, pastori di un tempo piciniscano che non c’è più, ormai perso nel mondo arcaico e per mesi faticoso e solitario dell’accompagnamento delle greggi in altura, pastori rari di oggi. Una vita di sacrifici, connotata di aspetti pratici ma anche culturali simbolici, condotta in capanne di frasche e latte negli stazzi delle radure circondate da faggete intorno ai Prati di Mezzo.

di: Sergio Andreatta

 

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