15th Ago, 2005

Sui passi dei pellegrini. Da Picinisco al Santuario di Canneto

Sui passi dei pellegrini

Da Picinisco al Santuario del Canneto

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Ed eccoci nella selva oscura seguendo un sicuro e suggestivo percorso battuto da millenni.

Si parte a piedi dal Montano (m.750) di Picinisco, per la verde e coperta strada che porta (4,1 km.) al Lago di Grottacampanaro. Da qui un sentiero che si inerpica in salita tra i boschi ci porterà all’antico e popolare Santuario della Madonna di Canneto (m.1050) che sorge sui ruderi del tempio di Mefiti, dea sannita del IV sec.a.C.

 

Lasciamo per un giorno il ridente paese, luogo estivo di villeggiatura e capitale laziale di questa parte protetta del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per inoltrarci profondamente nella selva seguendo il sicuro e suggestivo percorso segnalato in mappa. Bisogna stare attenti perché ogni anno come in una leggenda prudenziale con intento educativo che si ripete si vocifera che… una ragazza è punta dalla vipera. Nella morale questo non succede mai… a un maschio.

 

“Awerti che Dio ti vede!” è anche scolpito come monito in evidenza sul muro di una casa. Lungo il sentiero antico ricalcato da millenni dai pellegrini di tante religioni successive e di tanti paesi e di tre regioni siamo accompagnati dal murmure diuretico del fiume Melfa. Il ponticello sul risalito Melfa ci certifica che siamo ora, dopo due ore comode di cammino, alla fine del percorso. Lo attraversiamo ed ecco che entriamo in comune di Settefrati, altro suggestivo centro della Val Comino, che visiteremo al ritorno in macchina, la cui piazzetta con chiesa, scale e fontana mi rimarrà impressa per sempre. Qui la vicenda di frate Alberico ispirò Dante per la Divina Commedia, qui il regista Luchino Visconti decise di vivere per diverso tempo. Ma ecco siamo, ora, davanti alla facciata borbonica del Santuario rifatto (in foto Madre Camilla Andreatta, missionaria comboniana, già procuratrice generale, venuta da Esmeraldas – Ecuador). Qui ogni anno nei mesi estivi e, particolarmente, tra il 18 e il 22 agosto c’è un gran affollarsi di pellegrini da tutto il mondo. Innumerevoli sono, infatti, gli emigranti dal Canada, dove a Windsor nel 2001 è stato anche eretto un santuario fotocopia, e da altri paesi del mondo che ritornano alle radici paesane per le immancabili feste. E come davanti ad ogni santuario che si rispetti molti storpi veri e, soprattutto, finti e fraudolenti anche qui giacciono e tendono la mano alla carità della gente. E ricevono… Quest’anno si prevede più frequenza del solito, mi dice uno dei venticinque confessori che aspettano, perché ricorre, anche, il ventesimo anniversario della visita inaspettata di Giovanni Paolo II.

 

Il Papa sopraggiunse in elicottero direttamente dal Gran Sasso dove stava trascorrendo un periodo di vacanza e fu ospite della Casa Salesiana dal 10 al 12 luglio 1985. Dopo una sosta davanti alla ultrasettecentenaria Madonna bruna di Canneto, abbastanza somigliante a quella a lui familiare di Czetochowa, si inoltrò subito nelle selve circostanti. Il giorno successivo raggiunse, verso i tre confini, l’Acquanera percorrendo sentieri ombrosi sfioranti le suggestive Fonti Cimentara e La Noce. E lì, mentre schiacciava un pisolino ristoratore, fu anche colto dal discreto teleobiettivo di un fotografo. Il giorno dopo ancora il papa si incamminò con una ristretta cerchia di accompagnatori per il Monte Meta (m.2242) desideroso di ascenderlo, ma la salita più faticosa del previsto fu interrotta prima, a Fonte Chiariglio, benché egli fosse nel pieno vigore delle sue forze…Pare che le gambe molli di alcuni accompagnatori non fossero altrettanto sufficientemente addestrate. Questo episodio curioso ce lo ricorda con gusto l’ottuagenario monsignore, anche valente storico, Dionigi Antonelli all’epoca rettore del santuario dopo essere stato l’infaticabile traghettatore dalla vecchia alla nuova, agli inizi anche un po’ contestata, architettura. Il luogo è isolato nel verde e nelle rocce che lo incorniciano delle più alte Mainarde.

 

E’ bellissimo e ora anche ulteriormente impreziosito dal laghetto (foto), ricostituito solo due anni fa al posto di una palude prosciugata. Gli sono tributarie le vicinissime sorgenti del Melfa prima che le sue acque pure e cariche come in un miracolo di brillanti stelline auree, incanalandosi nel letto lungo la Valle Romana, scendano verso la sublime ed emozionante cascata artificiale di Picinisco (come la proiezione estiva all’aperto di un film visibile dal Parco Montano solo a giorni prefissati durante il mese di agosto) e, quindi, alla Radisca che, per la storia industriale, è la prima e più antica centrale idroelettrica d’Italia e la seconda d’Europa. Sergio Andreatta, © IX, 2005

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