Nessuno tocchi la mia libertà!
di Sergio Andreatta
Il dibattito politico all’improvviso sembra svilirsi. Impoverirsi la stessa logica di pensiero che abbandona lo schema classico del ragionamento hegeliano per tesi, antitesi e sintesi, nel suo processo tridimensionale già presente in Giocchino da Fiore sette secoli prima, per ridursi troppo spicciativamente alla sola tesi…
Si nota in giro una gran voglia di affermazione personale e politica senza limiti, una volontà sfondante (il“Me ne frego!” detto dell’opposizione non può essere il metodo giusto) di non considerare (non dico apprezzare e valorizzare) l’opinione dell’avversario, della minoranza. Così assurge a principio il “Chi non è con me, è contro di me!” ma quella frase, evangelica di duemila anni fa, nasceva da ben altri presupposti e contesti antropologico-culturali. Vedeva prospettive religiose diverse. Oggi in un’Italia complessa e cangiante, che si dice moderna e non razzista accadono, purtroppo, ogni giorno episodi che lo fanno credere, perchè sembra si faccia fatica a riconoscere… “l’altro da me” anche da italiani tra italiani. E nella dialettica politica che si è venuta strutturando negli ultimi anni, l’altro può essere configurato come “il mio inferno” tanto per citare una classica definizione di J.Paul Sârtre? Eppure in questo particolare momento storico coloro che hanno il potere in Italia, perché il consenso popolare glielo ha democraticamente affidato, possono legittimamente accreditarsi come più attendibili, se non migliori, degli altri per culto dei valori, per norme etiche e misure politiche adottate o allo studio? Ma, probabilmente, non è neanche questa la questione. Mettiamo da parte il merito e parliamo del metodo di governo. E’ questa la vera questione di fondo, la valutazione del metodo di chi disconosce l’antitesi che è il sale di ogni democrazia. Altro che evocate e criticate lungaggini e… depressioni di parlamentari. Nel merito, invece, bisogna abituarsi ad analizzare ogni giorno le cose, non le partigiane proclamazioni rilasciate sui propri canali televisivi o su quelli dello stato ammansito su cui si governa, e a farsene una fondata, laica opinione personale lontano dalle chiese e dagli schieramenti d’interesse precostituiti. Misura su misura, nulla tralasciando. Perché in ogni caso poi come ha scritto Hannah Arendt, “siamo condannati a convivere con noi stessi il tempo della nostra vita”. Nella tolleranza come categoria intellettuale, alla don Primo Mazzolari che, pure, laico non era. Ci si lasci quindi, almeno, quella libertà di coscienza e di espressione che meglio della ricchezza e di tutto il resto caratterizza un diritto universale dell’umanità. Meglio, proprio di ogni uomo, qualunque sia la sua inerenza ad ogni specie di appartenenza. Qualunque sia il fideismo suo che io non condivido; il mio che lui non condivide. © – Sergio Andreatta