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di Sergio Andreatta
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Oggi è una giornata davvero speciale e significativa per la comunità parrocchiale di S. Chiara di Latina. Tra poco il vescovo compirà pubblicamente l’atto simbolico della deposizione della “prima pietra” per la costruzione della nuova chiesa, una struttura che non intende essere soltanto luogo di culto ma anche centro di cultura e spazio al servizio di tutta la cittadinanza latinense. Questa posa è un atto con un forte significato simbolico, poiché racchiude in sé sia una fine, sia un inizio:
la fine di tante, in certe fasi anche spazientite, attese e l’inizio di una speranza concreta. E ci si arriva oggi dopo che l’iter procedurale – malgrado tanti intoppi – sembra felicemente concluso. Per noi della parrocchia questa pietra segna in modo tangibile la continuità di un cammino iniziato più di 50anni fa. Un cammino nato dall’intuizione di una comunità, da un’inclinazione del cuore di padre Emilio, dalla mente di tanti cittadini che si sono impegnati a vario titolo; un cammino diventato parte integrante della storia del quartiere. Per tanti, forse anche troppi, anni abbiamo fatto circolare dall’esterno idee perché prendessero linfa e acquistassero forza. Finché, alla fine non c’è stata questa positiva evoluzione.
Il pomeriggio di sabato 5 aprile 2014 numerosa è la folla in attesa di S.E. Mariano Crociata, neo-vescovo della Diocesi di Latina-Terracina-Sezze e Priverno, che presiederà alla posa della I^ pietra della nuova Chiesa di S. Chiara. E’ la sua seconda visita in questa parrocchia da che, il 15 dicembre scorso, si è insediato nella curia del nostro capoluogo pontino provenendo dal segretariato della CEI.
L’attuale chiesa è ancora precariamente ospitata nella misera struttura di un capannone, a ridosso del Monastero delle Clarisse in Via degli Ernici, pure coperto da lastre di amianto.
Nell’avvicendarsi di ben tre parroci, il francescano padre Emilio Vincenzi, i diocesani mons. Gianni Paoletto e don Daniele della Penna, è cresciuto il sogno – fin quasi a trasformarsi in incubo in certe fasi – dell’assemblea dei fedeli per una chiesa nuova, degna di una parrocchia di oltre 6.500 abitanti, teorici fedeli, di riferimento. (Continua la lettura / Altre foto)
Nei lunghi tempi si sono alternate varie vicende, ora per il suolo e ora per i progetti fino all’ultimo, redatto dall’ing. Benito Ortu e dall’arch. Francesco Romagnoli, finalmente approvato. I parrocchiani che avevano visto i soldi raccolti ad hoc essere orientati all’edificazione della grande curia e che avevano cominciato a sfiduciarsi, sono tornati così a credere nella fattibilità del disegno.
Il Comune di Latina, perché l’idea potesse mettere radici nel cemento, aveva nel frattempo concesso per 99 anni un’area di 1 Ha. circa nella nuova zona di espansione urbanistica in fondo a Via degli Elleni, esattamente sul lato nord del vasto rettangolo destinato a diventare così Piazza S. Chiara. Una grande piazza geometrica, parallela a Piazza Moro, che dovrebbe promuovere e sviluppare l’aggregazione sociale e, speriamo anche, l’educazione civica non soltanto degli abitanti di Latina Est.
In quell’area sono già sorti vari comparti edilizi e altri ne sono previsti, mentre si stanno aprendo i primi negozi, studi professionali e uffici pubblici, come il più nuovo ufficio postale di Latina.
Alla cerimonia della I^ pietra non hanno voluto mancare il sindaco, dott. avv. Giovanni Di Giorgi, anche lui parrocchiano doc, e mons. Gianni Paoletto, mentre l’operoso e fidente p. Emilio avrà sicuramente sorriso e benedetto il tanto atteso inizio dal cielo. A fare gli onori di casa il parroco, anche scrittore di fantasy, don Daniele della Penna, assistito nei passaggi di rito dal diacono Daniele Efficace.
Ma non possiamo dimenticarci, in questa occasione, di mons. Giuseppe Petrocchi, ora arcivescovo metropolita de L’Aquila, che dopo aver a lungo temporeggiato si è alla fine adoperato per il conseguimento dei finanziamento della CEI (dal fondo dei versamenti dell’ 8×1000 degli italiani). Quasi un terzo della somma è, peraltro, frutto delle numerose oblazioni dei fedeli fino ad ora e del loro impegno per il prossimo triennio (tempo previsto dalla Ditta Marini per la consegna dell’opera finita). Quindi, contrariamente a ciò che si è potuto credere fino ad oggi, la chiesa si farà! “La speranza è buona come prima colazione, ma è una pessima cena”, al contrario di quanto scritto da Francesco Bacone (Apoftegmi), noi vorremmo sperare anche in una buona cena. Dobbiamo solo aspettare ancora un po’, che la si… cucini. © – Sergio Andreatta, RIPRODUZIONE RISERVATA.